Caso “Torchetti Cucine”, tre condanne. Assolti un amministratore e i dipendenti

Sul banco degli imputati comparivano gli amministratori, i dirigenti e gli operai dell’azienda di Racale. L’accusa era di evasione fiscale.

Si conclude con tre condanne e numerose assoluzioni, il processo sulla maxi evasione fiscale di “Torchetti Cucine”. Il giudice monocratico Pasquale Sansonetti, ha inflitto: 1 anno e 2 mesi nei confronti di Antonio Torchetti, 71enne di Ugento, amministratore “di fatto”; 1 anno per Luigi Torchetti 67 anni di Racale, responsabile della gestione finanziaria ( per entrambi, riqualificando il reato in dichiarazione infedele e non fraudolenta, ma applicando la continuazione del reato ); 10 mesi per Francesco Torchetti, 78enne di Racale.

Per tutti è stata riconosciuta l’attenuante speciale e disposta la sospensione della pena e la non menzione della condanna. Inoltre, sono stati assolti, “perché il fatto non sussiste”, per alcuni episodi. I tre imputati sono stati anche interdetti dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, per 1 anno

Il Tribunale ha invece assolto “perché il fatto non sussiste”: Fabrizio Torchetti, socio e amministratore unico della Torchetti srl.

Il pubblico ministero Francesca Migliettaaveva chiesto la condanna a 3 anni per: Fabrizio Torchetti, Antonio Torchetti e Luigi Torchetti. Richiesta di 2 anni per Francesco Torchetti. Rispondevano di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e dichiarazione fraudolenta e infedele.

Assolti, “perché il fatto non sussiste”, i numerosi dipendenti, per i quali è stata invocata una condanna ad 8 mesi, per concorso in truffa.

Si tratta di: Luigi Caputo, 59enne di Melissano incaricato della gestione amministrativa; Renato Adamo 54enne di Racale; German Agbacou 57enne di origini senegalesi, Marcello Brocca 52 di Melissano, Giuseppe Franco Caputo 63enne di Melissano, Tiziano Cataldo, 50 anni di Racale; Domenico Colona, 42enne di Melissano, Romolo De Giorgi 42 enne di Salve; Donato De Marco, 50 anni di Melissano; Mauro De Marco, 50enne di Taviano; Luigi De Vitis 63 anni, di Racale, Tiziano Gravili 37 anni di Melissano, Pasquale Lecci 45enne di Taviano; Antonio Lupo 49enne di Casarano; Cosimo Manco 46enne di Ugento; Andrea Manni 36 anni di Racale; Enrico Margherito 52enne di Racale; Luigi Meleleo 46 anni di Taviano; Daniele My 43enne di Racale; Sergio Olive 53 anni di Racale; Ornella Pindinello 56 anni di Racale; Tiziano Pisanello 47enne di Melissano; Alessandro Potenza 45 anni di Melissano; Giacinto Rizzo 60 anni di Alliste; Alberto Sales 51 anni di Taviano; Stefano Scarcella 52enne di Taviano; Giuseppe Schito, Sergio Schito 47 anni di Gallipoli; Antonio Sicuro 59 anni di Racale; Giuseppe Spennato 41 anni di Racale; Enrico Stefani 49enne di Melissano; Salvatore Timo 44 anni di Taviano; Federica Torchetti 41enne di Racale; Francesca Torchetti 39 enne di Racale; Renato Trianni 55 enne di Alliste; Francesco Marti 57 anni e Gianluca Simeone 45 anni, entrambi di Racale.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Rella, Ester Nemola, Luigi Covella, Giovanni Bellisario, Donato Mellone, Dimitry Conte, Luigi Piccinni, Francesco Fasano, Francesco Zompì, Stefano De Francesco, Anna Grazia Maraschio, Mauro Marzano, Pompeo Demitri, Marco Costantino.

Invece, occorre sottolineare, che gli accadimenti non hanno in alcun modo interessato “Torchetti Arredamenti s.n.c.” e Torchetti Casa”.

Le indagini

Le indagini condotte dagli uomini della Guardia di finanza della Tenenza di Casarano hanno riguardato le due sedi di Racale e Ugento. I presunti addebiti riguardano un arco temporale che va dal 2010 al 2014.

Secondo l’accusa, i vertici dell’azienda avrebbero simulato una crisi aziendale per avere accesso ai contributi; non solo, poiché avrebbero innescato un meccanismo per evitare di versare le imposte, per milioni di euro, dovute al fisco. Le cifre parlano di 8 milioni di euro fatturati in “nero”; un’evasione delle tasse per circa 3 milioni di euro e dell’Iva per 1,6 milioni. Inoltre, l’azienda avrebbe ricevuto 171mila euro di contributi pubblici nell’arco di tre anni.

Invece, i dipendenti, pur essendo a conoscenza della frode fiscale, avrebbero beneficiato dei compensi ricevuti, nonostante risultassero in cassa integrazione. I finanzieri avrebbero trovato “tracce” della maxi truffa nei libri extracontabili che erano stati nascosti in una intercapedine dello showroom aziendale.

In data 11 luglio scorso, i finanzieri eseguirono un sequestro preventivo di beni immobili, quali terreni e fabbricati e disponibilità finanziarie per circa 5 milioni di euro.



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