“Non ha detto una parola”, ma supera il concorso per geometri. La raccomandazione di Ruggeri

Secondo l’accusa sarebbe stato “truccato” un concorso per geometri al consorzio «Ugento e Li Foggi» a favore di un compagno di partito dell’Udc, nonostante non avesse i titoli e, come emerge da una intercettazione, «non aveva detto una parola» durante il colloquio orale in cui la commissione gli ha dato il massimo punteggio.

Tra le carte dell’inchiesta che ha fatto tremare la politica locale, c’è il caso del concorso bandito dal Consorzio Ugento li Foggi per l’assunzione di due geometri. Anche in questo caso, l’Assessore Salvatore Ruggeri – come in altri episodi contestati nelle carte – avrebbe raccomandato Vittorio Capone, un amico di partito. Una “raccomandazione” recepita da Antonio Renna, commissario straordinario unico dei Consorzi che, insieme all’ex senatore dell’Udc, «concertava ad arte il punteggio da attribuire al colloquio orale (sostenuto il 14 maggio 2020) per consentire all’uomo di colmare il minor punteggio ricevuto tra tutti i candidati dopo la valutazione dei titoli consegnando il punteggio massimo di 60 che gli avrebbe consentito di collocarsi tra gli idonei in graduatoria finale.

Nelle carte sarebbero finiti anche i nomi di Silvia Palumbo e Michele Adamo componenti della commissione esaminatrice presieduta da Vito Caputo, anche lui sotto i riflettori. Secondo l’accusa avrebbero attestato falsamente nel verbale di gara del 3 marzo che Vittorio Capone era in possesso del requisito di ammissione previsto a pena di esclusione (corso di coordinatore per la sicurezza). Non solo avrebbero, accettato il punteggio “suggerito” nonostante al colloquio orale Capone “non aveva detto una parola”.

L’assunzione come geometra a tempo indeterminato

Ruggeri – si legge nelle carte – è riuscito ad ottenere l’assunzione di Capone nel Consorzio di bonifica di Ugento prima ‘convincendo’ Borzillo (che all’epoca, nel 2019, rivestiva ancora la carica di Commissario Straordinario Unico) a riaprire i termini del concorso e a eliminare la c.d. soglia di sbarramento (il raggiungimento di un punteggio minimo per titoli per accedere all’esame orale), motivando tale decisione con la necessità di incrementare la platea di candidati da ammettere al colloquio.

Un’altra anomalia riguarda l’assegnazione del punteggio ai candidati per l’esame orale sostenuto. L’Assessore avrebbe gestito strategicamente con Renna i punteggi che la commissione d’esame aveva il compito di attribuire a ciascun partecipante in modo da far scalare al “protetto” la graduatoria. I due – come risulta da un’intercettazione – si sarebbero concentrati sul punteggio massimo da assegnare all’orale (70 punti), simulando varie ‘opzioni’ per superare i primi classificati.

Dai verbali redatti dalla Commissione esaminatrice emerge che a Vittorio Capone è stato attribuito per titoli (inesistenti) il punteggio minimo di 10 punti, mentre per la prova orale veniva attribuito il punteggio massimo di sessanta ( e non ha detto una parola, non ha detto una parola) per un totale di 70, come richiesto e architettato dai due indagati.

Non solo, quando Capone non è riuscito ad occupare i primi due posti in graduatoria e a risultare vincitore di concorso (visto l’assenza di titoli e la pessima performance d’esame) si sarebbe rivolto di nuovo a Ruggeri, ottenendo l’anelata nomina per ‘scorrimento’ della graduatoria.

Diverse le intercettazioni che dimostrano come Ruggeri abbia suggerito a Renna come aggiustare la graduatoria – una sorta operazione di ortopedia contabile, scrive il Giudice – aggiungendo ad arte punti a Capone. Come poi accaduto realmente, avrebbe fatto in modo di scorrere la graduatoria sino a recuperare il suo candidato.



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