
Arriva la condanna alla pena di 16 anni di reclusione per l’omicida reo confesso di Claudio Giorgino, di cui si erano perse le tracce il 24 agosto del 1994.
La sentenza è stata emessa questa mattina, dal gup Giulia Proto, al termine del processo con il rito abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo). Il giudice ha concesso all’imputato le attenuanti generiche.
Angelo Salvatore Vacca, 54enne di Racale rispondeva di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili.
È stato inoltre disposto il risarcimento in separata sede ed è stata accordata una provvisionale di 300mila euro per i familiari di Claudio Giorgino, assistiti dall’avvocato Biagio Palamà, che si erano costituiti parte civile. Inoltre, la sentenza prevede la restituzione dei resti della vittima alla famiglia. Va detto che i familiari avevano avanzato, in precedenza, questa richiesta per poter dare una degna sepoltura al proprio caro, anche se non potrà partecipare a quel momento l’anziana madre che nei mesi scorsi è deceduta.
Angelo Salvatore Vacca, 53enne di Racale rispondeva di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili.
Assistito dal suo legale Francesco Fasano, potrà presentare ricorso in Appello non appena verranno depositate le motivazioni della sentenza entro 60 giorni.
In una scorsa udienza, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi della Direzione Distrettuale Antimafia, aveva invocato la condanna a 14 anni.
Occorre ricordare che cinque anni fa, Vacca volle parlare con il procuratore Cataldi, per confessare l’omicidio di Giorgino, ma come già specificato dal suo legale non intraprese il percorso di collaboratore di giustizia.
E sulla base delle indicazioni di Vacca, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce ritrovarono nei pressi di un pozzo, nelle campagne di Matino in località “Lazzarello”, alcuni resti di ossa che secondo l’ergastolano appartenevano a Giorgino.
Il giovane, in base a quanto si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, venne freddato a colpi di pistola da Vacca che prima lo colpì a martellate, “per motivi abietti e futili, legati al mondo dello spaccio di sostanze stupefacenti”.
Va detto inoltre che dopo l’incontro con il procuratore, l’ergastolano scrisse una lettera rivolta alla madre del giovane tavianese per ribadire il proprio pentimento e spiegare la dinamica ed il movente del fatto di sangue.
Vacca sottolineava nella missiva la volontà di volersi togliere un peso dalla coscienza. Inoltre, dichiarava di essersi avvicinato alla fede e di immedesimarsi nella sofferenza e nel dolore dei familiari, pur consapevole dell’impossibilità di perdonarlo.
Intanto, Vacca sta scontando presso il carcere di Spoleto la condanna in via definitiva per l’omicidio di Luciano Stefanelli, il presunto boss emergente ucciso nel mese di luglio del 1995, a colpi di kalashnikov, nel centro di Taviano.