Si conclude con una lieve condanna il processo a carico del titolare di una parafarmacia di un paese alle porte di Lecce, accusato di avere letto e fotografato le chat private su WhatsApp di una dipendente e di averla minacciata. Il gup Sergio Tosi, al termine del giudizio abbreviato, ha inflitto 1 mese e 10 giorni di reclusione (pena sospesa e non menzione), ad S.C. per i reati di tentata violenza privata e violazione di corrispondenza. Non solo, poiché il giudice ha disposto il risarcimento del danno di 6mila euro, in favore della parte civile, assistita dall’avvocato Anna Pecora. L’imputato potrà presentare ricorso in Appello.
Le indagini
I fatti si sarebbero verificati tra il 18 ed il 19 settembre del 2020. Le indagini hanno preso il via dalla denuncia della dipendente che sosteneva come, durante le ore di lavoro, il titolare della parafarmacia le chiedeva di utilizzare il suo profilo WhatsApp per ricevere dei file che dovevano, poi, essere scaricati sul desktop. Era tuttavia accaduto che al termine del turno lavorativo, la dipendente aveva lasciato aperto su WhatsApp Web il suo profilo. Il dottore, sostiene la denunciante, aveva quindi navigato su di esso, leggendo e stampando diverse conversazioni con una collega, nonché ascoltando i messaggi vocali. L’uomo aveva successivamente rivelato tali conversazioni, mediante la creazione di un gruppo WhatsApp, del quale facevano parte i tre protagonisti della vicenda, postando una foto della chat, con annesso commento, di una delle comunicazioni.
Il giorno 19 settembre, la donna riferiva al titolare della parafarmacia la sua intenzione di interrompere il rapporto lavorativo per quanto accaduto il giorno prima.
Il dottore a quel punto la minacciava, dicendole che qualora se ne fosse andata avrebbe provveduto a farle “terra bruciata” in tutte le farmacie e parafarmacie di Lecce e provincia.
