
Arrivano sei condanne, ma anche alcune assoluzioni e la prescrizione di numerosi reati, al termine del processo riguardante una presunta associazione a delinquere dedita all’usura, all’estorsione ed al riciclaggio, legata al clan Coluccia di Galatina e sgominata nel settembre del 2015 con vari arresti. Il sodalizio avrebbe approfittato dello stato di bisogno di un sessantina di persone, tra imprenditori e dipendenti pubblici.
I giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa), nella giornata di oggi, hanno inflitto la pena di 5 anni e 6 mesi di reclusione per Luigi Sparapane, 58enne di Galatina; 1 anno e 6 mesi per Mario Notaro, 73enne di Galatina; 3 anni per Carlo Palumbo, 46 anni di Melendugno, assolvendoli per alcuni reati. Inoltre, per i primi due imputati è caduta l’aggravante mafiosa. E poi, 1 anno e 10 mesi, oltre alla confisca di 50mila euro, per Anna Paola Dima, 43enne di Melendugno e Patrizia Palumbo, 50 anni di Galatina (per entrambe con pena sospesa) e 2 anni e 6 mesi per Luigi Nuzzaci, 65 anni di Galatina
Sparapane e Palumbo sono stati condannati anche al risarcimento del danno verso alcune parti civili e per entrambi è stata dichiarata l’interdizione dai pubblici uffici.
Infine, non doversi procedere per prescrizione per Emanuela Notaro, 40 anni, Luciano Notaro, 71enne, Antonio Gianluca Notaro, 44 anni; Maria Antonica, 69 anni, Antonio Calabretti, 71enne; Maria Luce Maglio, 63 anni (tutti di Galatina), Francesco Palumbo, 44 anni e Fabio Sparapane, 29 anni di Melendugno.
Invece, sentenza di assoluzione per Anacleto Chittano, 78 anni di Sogliano Cavour e Pantaleo Nuzzo, 53enne di Taranto.
Il collegio difensivo potrà fare ricorso in Appello. Gli imputati erano assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Bonsegna, Alessandro Stomeo, Francesco Vergine, Francesca Conte.
Nel settembre del 2015, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Lecce eseguirono nove ordinanze di custodia cautelare a carico di componenti di un presunto gruppo criminale con base a Galatina, sequestrando beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.
Le indagini avrebbero consentito di disarticolare una presunta associazione a delinquere, capeggiata da soggetti ritenuti vicini al clan Coluccia. Le investigazioni avrebbero portato alla luce una serie di pretese creditorie con comportamenti minacciosi, sfociati in numerosi episodi di estorsione.
Secondo l’accusa, rappresentata nel processo dal procuratore aggiunto della Dda Guglielmo Cataldi, l’organizzazione oltre ad esercitare abusivamente l’attività finanziaria verso soggetti in stato di bisogno, poneva in essere vere e proprie attività usurarie con l’applicazione di tassi d’interesse oscillanti tra il 121% e il 183% annui.
Nel corso delle indagini, inoltre, sarebbe emersa una frode ai danni del Fondo di Solidarietà Antiracket e Usura.
Inoltre, uno dei capi dell’organizzazione, agendo in concorso con alcuni dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di Galatina, sarebbe riuscito a turbare una procedura pubblica di aggiudicazione con riferimento alla gara d’appalto per il servizio di mensa di una scuola, consentendo l’assegnazione alla ditta individuale riconducibile alla propria coniuge.
Al termine del processo, come detto, sono arrivate cinque condanne ed alcune assoluzioni, ma la maggior parte dei reati sono risultati prescritti.