Morte di un madonnaro dopo una rapina. 24enne condannato a 9 anni di reclusione con rito abbreviato

Mamadou Lamin, originario del Senegal rispondeva delle accuse di omicidio preterintenzionale e rapina aggravata

Si conclude con la condanna a 9 anni di reclusione, il processo a carico del giovane senegalese accusato della morte del “madonnaro” Leonardo Vitale.

La sentenza è stata emessa, in mattinata, dal gup Marcello Rizzo al termine del giudizio abbreviato (consente lo sconto di pena di un terzo), nei confronti del 24enne Mamadou Lamin, originario del Senegal. L’imputato rispondeva delle accuse di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della minorata difesa della vittima e rapina aggravata per avere sottratto all’uomo il trolley con dentro un sacchetto di plastica, contenente monete per la somma di 35/40 euro.

È difeso dall’avvocato Alessandro Stomeo, che potrà presentare ricorso in Appello appena verranno depositate le motivazioni della sentenza. Il giudice ha disposto anche un maxi risarcimento in favore del fratello della vittima, che si era costituito parte civile con l’avvocato Raffaele Pesce.

Il pm Giorgia Villa aveva invocato la condanna a 10 anni di reclusione.

Le indagini

In base a quanto emerso durante le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giorgia Villa, il 24enne avrebbe trascinato Vitale per diversi metri e lo avrebbe ripetutamente strattonato, facendolo cadere per terra, privo di sensi. L’autopsia eseguita dal medico legale Alberto Tortorella ha evidenziato la presenza di una ferita lacero contusa nella parte posteriore della testa e un vasto ematoma sullo zigomo sinistro.

I fatti risalgono alla notte del 4 ottobre del 2021 e si sono verificati a Lecce in viale Oronzo Quarta, angolo via Don Bosco (nei pressi della stazione ferroviaria). A seguito di una segnalazione, i poliziotti dell’ufficio volanti, giunti sul posto, hanno ritrovato un uomo in stato di incoscienza, riverso sul marciapiede. Si trattava dell’artista di strada, Leonardo Vitale, 69enne originario di Oria. Dopo il trasporto al “Vito Fazzi” è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, ma è deceduto, a causa di sopraggiunte complicazioni, l’11 ottobre.

Nelle denunce rese dal figlio della vittima, si è appreso che l’artista girava con un carrellino, contenente gessetti e colori che non sono stati ritrovati. Grazie alle telecamere di videosorveglianza, sono stati ricostruiti i fatti. Lamin aveva “adocchiato” Vitale nei pressi di un kebabbaro in centro e lo aveva seguito fino alla zona della stazione, quando lo avrebbe aggredito con l’intento di portargli via il carrellino. Successivamente, è stato immortalato nei pressi di un condominio da dove è uscito, con una bicicletta rubata. E vicino al muro di cinta, i poliziotti hanno trovato una borsa con l’attrezzatura dell’artista, anche se mancava il sacchetto con le monete.

L’arresto

Ed il 14 ottobre del 2021 gli agenti della squadra mobile hanno sottoposto Mamadou Lamin in stato di fermo e lo hanno condotto in carcere, dove si trova tuttora. Nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Alessandra Sermarini, il giovane, pur confessando la rapina, ha dichiarato in lacrime che non voleva uccidere Vitale. Il gip ha convalidato il fermo e confermato il carcere, esprimendo perplessità sull’ipotesi di omicidio preterintenzionale avanzata dalla Procura, ritenendo più corretta la qualificazione dell’accusa di “morte come conseguenza di altro reato”.



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