Processo Network su traffico di droga, 27 anni di carcere per il boss Salvatore Rizzo

Il collegio della seconda sezione ha condannato anche altre cinque persone. Invece, nei mesi scorsi, si è concluso il maxi processo “Network”, relativo alla maggior parte degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.

Si conclude con pesanti condanne per oltre quarant’anni di carcere, il processo  “Network” con rito ordinario.

Le condanne

Il collegio della seconda sezione penale (Presidente Pasquale Sansonetti) ha inflitto: 27 anni di reclusione per il principale imputato Salvatore Rizzo, 66 anni di Castrignano del Capo (chiesti 24 anni) che rispondeva di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante delle modalità mafiose.

Poi, complessivi 7 anni per Carmelo De Pascalis, 54 anni di Cavallino (6 anni) per il reato di spaccio esclusa l’aggravante dell’ingente quantità e favoreggiamento personale; 4 anni nei confronti di Giuseppe Perfetto, 55 anni di Sanarica e risarcimento del danno in favore della parte civile (3 anni e 6 mesi) per i reati di calunnia e favoreggiamento; 3 anni per la contestata recidiva, nei confronti di Raffaele Panarelli, 64enne di Vernole; 6 mesi, con le attenuanti generiche e sospensione della pena,perAnna Longo, 56enne di San Cataldo e 8 mesi per Mario Greco, 53enne di Lecce (1 anno e 6 mesi). Rispondevano del reato di ” favoreggiamento personale”.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Paolo Cantelmo, Luigi Rella, Ester Nemola, Stefano De Francesco, Luca Laterza, Federico Massa, Antonella Corvaglia.

Nella scorsa udienza, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, al termine della propria requisitoria,ha invocato pene oltre 30 anni di carcere per i sei imputati.

In precedenza sono stati ascoltati i  collaboratori di giustizia Giuseppe Manna e Alessandro Verardi che hanno parlato dei loro rapporti con il boss Salvatore Rizzo. Hanno, in particolare riferito, di aver in passato “programmato” nel corso di alcuni colloqui in carcere, la creazione di un’associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Invece, nei mesi scorsi, si è concluso il maxi processo di Appello “Network”, relativo alla maggior parte degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Sono arrivate ben sei assoluzioni e vari sconti di pena, ( come per il collaboratore di giustizia Gioele Greco) . Soprattutto è caduta l’accusa di associazione mafiosa, per molti imputati tra cui gli elementi di spicco del clan De Matteis.

L’inchiesta

Le attività dei Carabinieri del Ros e della Squadra Mobile di Lecce permisero di smantellare nel febbraio di 3 anni fa, un’associazione dedita ad attività estorsive nei confronti di stabilimenti balneari ricadenti nella fascia adriatica. Furono emesse dal gip 43 ordinanze di custodia cautelare su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

L’Operazione “Network”, scaturiva da due distinte attività dindagine, riunite in un unico procedimento, vale a dire “Terre d’Acaya”, e “Alta Marea”. Le intercettazioni telefoniche consentirono di acquisire elementi di prova, in ordine all’attività della predetta organizzazione mafiosa e della parallela associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Particolare significato probatorio hanno assunto poi l’acquisizione delle dichiarazioni dei nziscollaboratori di giustizia Giuseppe Manna e Alessandro Verardi. Grazie anche a questo prezioso contributo è stato ricostruito lorganigramma dei clan operanti nel territorio di Lecce e dei paesi limitrofi: il primo capeggiato da Roberto Nisi nel capoluogo salentino; quello di Pasquale Briganti, anch’esso operante in prevalenza nella città di Lecce; infine il  gruppo mafioso facente capo alla famiglia di Bruno De Matteis attivo su Merine e paesi vicini.

Il gruppo facente capo a Andrea Leo e a Alessandro Verardi, avrebbe avuto il “controllo” degli stabilimenti balneari insistenti sul litorale tra Torre Specchia e San Foca, con imposizione ai gestori degli stessi del pagamento del 25% sui ricavi e la gestione dei parcheggi delle zone circostanti, nonché con imposizione dei servizi di vigilanza ai lidi della marina di Vernole.