Non permetteva alla figlia 12enne di vivere “all’occidentale”? Condanna per il padre

I giudici hanno inflitto ad un 58enne di origini algerine, ma residente a Nardò, la pena di 4 mesi di reclusione per abuso dei mezzi di correzione.

Arriva la condanna per un 58enne di origini algerine, accusato di non permettere alla figlia 12enne di vivere “all’occidentale”.

L’uomo è stato condannato, al termine del processo, a 4 mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione) per abuso dei mezzi di correzione, poiché i giudici della prima sezione collegiale (presidente Annalisa De Benedictis) hanno riqualificato il reato di maltrattamenti in famiglia. L’imputato è stato assolto invece dall’accusa di maltrattamenti verso la ex moglie. Il pm, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a 2 anni ed 8 mesi di reclusione.

L’imputato è difeso dall’avvocato Ezio Maria Tarantino che potrà fare ricorso in Appello.

In base a quanto emerso dall’inchiesta, la 12enne, a partire dal 2021, veniva controllata in ogni suo minimo spostamento dal padre. La ragazza non poteva uscire di casa da sola e non le era permesso di entrare nei centri commerciali, e neppure di incontrare persone di sesso maschile. Inoltre le era vietato dal padre il consumo di carne di maiale.

Non solo, la ragazza non poteva indossare abiti succinti o un paio di jeans strappati.

E poi l’imputato rispondeva di una serie di minacce e insulti, anche verso la moglie, che sarebbe stata minacciata dall’uomo, quando era in preda ai fumi dell’alcol (l’accusa è caduta dopo il processo).

La 12enne venne sentita durante l’incidente probatorio davanti al gip Marcelllo Rizzo ed alla presenza del pm Rosaria Petrolo, confermando le accuse verso il padre.

Il processo, come detto, si è concluso con la condanna a 4 mesi di reclusione.