I biglietti, la scritta sul muro con il sangue e la notte con la escort. Ecco come il killer di Eleonora e Daniele aveva pianificato l’omicidio

Ecco il contenuto dei biglietti trovati sulla scena del crimine su cui il 21enne aveva scritto la sequenza dell’orrore. Anche la scritta sul muro probabilmente con il sangue delle vittime

Crudele, senza pietà e umanità. Anche il Giudice per le Indagini preliminari Michele Toriello usa parole dure per descrivere Giovanni Antonio De Marco, lo studente di scienze infermieristiche che ha confessato di aver ucciso Daniele De Santis e Eleonora Manta nell’appartamento di via Montello dove erano andati a convivere quella maledetta sera del 21 settembre. Ammazzati perché provava invidia per quella relazione, pulita e felice. Una rabbia covata e poi esplosa come ha detto nell’interrogatorio dopo il fermo. «Non sono stato mai trattato male» ha aggiunto prima di descrivere l’omicidio che aveva studiato meticolosamente. Prima di raccontare come ha tolto la vita all’arbitro e alla sua fidanzata con un numero spropositato di colpi.

Eleonora e Daniele dovevano morire, ma sarebbero bastate poche coltellate con quella lama, liscia da un lato e seghettata dall’altro a spezzare i loro sogni, il loro futuro. Ne ha inflitte settantacinque in meno di dieci minuti. Questo il numero delle ferite trovate dal medico legale Roberto Vaglio. 38 coltellate sono state contate sul corpo dell’arbitro. Una in meno alla fidanzata, 36/37 circa. Anche se è probabile che molte, soprattutto quelle sulle mani, siano dovute al tentativo di difesa. Eleonora e Daniele, probabilmente, hanno cercato di afferrare la lama per salvarsi la vita.

Non sono bastati i disperati tentativi di scappare da quella ferocia, le implorazioni. Lo studente si è accanito sui cadaveri con spietata efferatezza e malvagia e inumana crudeltà che – come si legge – giustificano l’aggravante della «crudeltà» che gli è stata contestata insieme alla «premeditazione».

Il contenuto dei biglietti che l’assassino ha perso nel cortile

Che non fosse un delitto d’impeto, ma pianificato è stato chiaro fin da subito. Da quando sul luogo del delitto gli uomini in divisa hanno trovato i cinque bigliettini pieni di sangue. Cinque fogli a quadretti strappati da un piccolo blocnotes su cui il killer aveva appuntato la sequenza dell’orrore. «Appena entrato legare tutti, accendere tutti i fornelli, mettere l’acqua a bollire, scrivere sul muro (forse con il sangue delle vittime ndr)» si legge nel primo pezzo di carta. Sul secondo, il 21enne aveva disegnato la mappa delle strade da percorrere per evitare di essere immortalato dalle telecamere di videosorveglianza «A fine strada attento di fronte. Passare velocemente sul muro alto a sx» si legge. La candeggina e la soda, per ripulire le tracce dopo il massacro, erano state annotate sul terzo pezzo di carta.

Nel quarto foglietto è descritto il delitto e  gli accorgimenti da usare una volta terminato il piano. «Nastrare le dita. Prendere i guanti. Coprire testa. Prendere coltello e Fasciette». E ancora: «Cambio maglietta e Vestizione»

Il quinto bigliettino contiene i tempi da rispettare. 1 ora e mezza. 10/15 min tortura. 30 min caccia al tesoro. 30 min pulizia. 15 min di controllo generale

La notte con la escort

De Marco sapeva di avere il fiato sul collo, sapeva di aver commesso passi falsi nel suo “delitto perfetto”. Era a conoscenza  che nelle mani degli inquirenti erano finiti i guanti, il “passamontagna” che aveva ricavato con la calza di nylon da donna su cui aveva disegnato con un pennarello occhi e bocca. Tante, troppe le tracce che potevano portare a lui. E probabilmente si era accorto di essere pedinato anche se, quando è stato fermato fuori dall’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove stava svolgendo il tirocinio le prime parole che ha detto sono state «Da quanto mi state seguendo?». Da tempo controllavano i suoi movimenti. Il 26 settembre, infatti, gli uomini in divisa hanno acquisito una banconota da 20 euro con cui De Marco aveva acquistato dei fumetti in un negozio. E due preservativi e alcuni fazzoletti usati durante un rapporto sessuale con una escort il pomeriggio del 27 settembre.

“Ha scelto persone a caso”, il 21enne resta in carcere

L’inaudita gravità dei fatti – «un duplice omicidio lucidamente pianificato e perpetrato con eccezionale crudeltà, senza peraltro alcuna alcun serio motivo scatenante, con l’uso di un’arma micidiale e con la progettazione di un ulteriore e raggelante corredo di condotte crudeli ed atroci (la preventiva tortura delle vittime; il messaggio da scrivere sul muro, evidentemente con il sangue delle vittime, non avendo il De Marco portato con sé alcuna bomboletta di vernice)» – hanno indotto il Gip a confermare il carcere per il 21enne sui cui pesa l’ombra della «recidivanza» come si dice in gergo, «avendo mostrato una inquietante capacità di porre in essere con ferocia atti di violenta aggressione alla vita di persone sostanzialmente scelte a caso»  si legge. C’è il pericolo in poche parole che se lasciato libero possa commettere altri delitti.

Le esigenze cautelari sono dovute, come scrive il Gip, al fatto che «De Marco abbia maturato un disumano proposito omicida (disumano alla luce della inquietante sceneggiatura –  fatta di torture e scritte sui muri –  ipotizzata nella fase dell’ideazione del delitto), abbia individuato le sue vittime senza alcun effettivo collegamento ad un qualsivoglia attrito insorto nel corso della loro breve convivenza, abbia mantenuto fermo il suo progetto di morte, mettendo a punto – giorno per giorno – i dettagli necessari a metterlo in atto (l’acquisto del coltello; l’acquisto delle fascette; l’acquisto della candeggina e della soda; il sopralluogo o, come dichiarato, l’accertamento tramite google maps delle videocamere presenti sul percorso che avrebbe dovuto compiere), ed infine lo abbia portato a termine con spietata determinazione.



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