Coronavirus, i titolari di un market cinese ‘affidano’ la gestione allo staff italiano

I titolari del Mio Market, nel Centro Commerciale di Cavallino, hanno deciso di farsi da parte e di affidare la gestione del negozio al personale italiano per non perdere la clientela

Va bene tenere alta l’attenzione per evitare che il Coronavirus si diffonda. Va bene in un mondo globalizzato, sempre più connesso e legato, prendere tutte le precauzioni del caso, ma quando la paura sfocia in psicosi e, addirittura, in episodi di discriminazione e ‘razzismo’ non c’è giustificazione che tenga. Non ci sono solo gli insulti per strada contro i turisti cinesi o le offese contro chiunque abbia gli occhi a mandorla, anche se nato e cresciuto in Italia, ma anche il ‘boicottaggio’ contro negozi e ristoranti gestiti da cittadini cinesi, ormai semideserti.

Un terrore, infondato, che ha toccato anche il Salento, dove i gestori di “Mio Market”, un noto negozio che si affaccia nel centro commerciale di Cavallino, hanno deciso di fare un passo indietro e di lasciare tutto nelle mani dei dipendenti italiani. Un modo per ‘tranquillizzare’ i clienti ed evitare che la paura virus, partito da Wuhan, abbia conseguenze sugli affari. Il cartello, apparso di fronte alla porta di ingresso, non lascia spazio a dubbi o interpretazioni.

«Ogni nazione – si legge – è in grado di occuparsi dei propri problemi, non importa quanto faticosamente. Vista la paura del CoronaVirus lasciamo la totale gestione al nostro personale italiano. Lo staff». Un concetto ribadito anche su una piccola lavagna nera. «Da oggi la gestione del Mio Market sarà solo ed esclusivamente italiana per la tranquillità dei clienti», si legge.

I titolari del grande negozio che vende articoli di vario genere hanno, quindi, deciso di farsi da parte, nella speranza che questo gesto possa portare i clienti a non avere più timori.

Parlare di un virus, contraddistinto dalla sigla 2019-nCov, è giusto, ma quando è la paura ad essere contagiosa allora cosa si può fare? Prendersela con chi ha l’unico torno di avere gli occhi a mandorla, con chi vive lontano dall’oriente e dal Paese del Dragone, con chi non ha mai messo piede a Wuhan è sbagliato. Vietare l’ingresso ai cinesi in un bar a pochi passi da Fontana di Trevi, uno dei monumento fra i più visitati al mondo, è ingiusto. Insultare due turisti cinesi sul lungarno a Firenze è follia pura.



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