Costringeva la figlia minorenne a prostituirsi online. Finisce sotto processo insieme al presunto amante

Rispondono a vario titolo dei reati di pornografia minorile, tentata violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, atti persecutori.

Finisce sotto processo una 46enne della provincia di Lecce, accusata di aver costretto la figlia minorenne a prostituirsi online con il suo presunto amante. Anche l’uomo, un 52enne milanese, dovrà affrontare il processo. Per entrambi, il gip Angelo Zizzari ha emesso un decreto di giudizio immediato.

Rispondono dei reati (tutti aggravati) di pornografia minorile in concorso e tentata violenza sessuale. La madre della ragazzina anche di maltrattamenti in famiglia. Il 52enne, invece, è accusato di atti persecutori.

Il processo si aprirà il 6 novembre davanti ai giudici della prima sezione collegiale.

La 46enne ed il suo presunto amante sono difesi rispettivamente dagli avvocati Maria Assunta Saracino e Paolo Formato e potranno difendersi dalle accuse nel corso del dibattimento. Non è escluso, che la difesa possa chiedere un rito alternativo (come il giudizio abbreviato). La bambina ed il padre sono assistiti dall’avvocato Paola Scialpi e potranno costituirsi parte civile, nella prima udienza.

Le accuse

La ragazzina, oggi 17enne, secondo l’accusa, sarebbe stata costretta a subire le violenze da quando aveva 13 anni. Ed in base a quanto denunciato, la donna avrebbe anche somministrato al marito degli ansiolitici in modo da renderlo «inoffensivo».

Dalle indagini è emerso anche il ruolo dell’amante della donna che, in appena due mesi, avrebbe inviato alla minorenne circa 85mila messaggi su un telefono all’interno del quale era stata applicata una app che consente di attivare da remoto fotocamera e microfono del cellulare, riuscendo così a controllare ogni movimento della minore. Le accuse sono state confermate dalla giovane nel corso dell’incidente probatorio.

A far venire a galla la vicenda è stata una compagna di scuola con cui la ragazzina si era confidata.

Nel maggio scorso, entrambi sono finiti in carcere, a seguito di ordinanza del gip Anna Paola Capano, richiesta dal pm Erika Masetti ed in seguito il giudice ha rigettato la richiesta di domiciliari della difesa, per la 46enne ed il 52enne.

Entrambi potranno difendersi dalle accuse durante il processo.