«Il cemento prodotto a Galatina risponde pienamente a tutte le norme vigenti, comprese quelle relative al contenuto di cromo esavalente», una sostanza pericolosa e cancerogena. Colacem ha deciso di rompere il silenzio e di spegnere, una volta per tutte, le polemiche che hanno tenuto banco nelle ultime settimane sul materiale che Tap avrebbe utilizzato per costruire il pozzo di spinta del Gasdotto, nel cantiere di San Basilio. Materiale che avrebbe poi contaminato e inquinato la ‘falda’.
Il cuore della questione, come si legge in una nota stampa, non è nemmeno il cemento finito sotto accusa, dato che si tratta di calcestruzzo ed è un po’ «come confondere la farina con il pane», quanto che vengono riportate «notizie fantasiose e prive di ogni fondamento che creano soltanto dannosi allarmismi». Basti pensare, secondo Colacem, al diverso uso che comunicati, articoli e diffide fanno delle unità di misura, confondendo milligrammi e microgrammi. Errori che “denotano superficialità e incompetenza in materia“, tuonano.
«Nel nostro sito web – fanno sapere per chiarezza – è disponibile e da tutti visionabile, da sempre, il documento di valutazione rilasciato da ITC-CNR (Istituto per le Tecnologie della Costruzione) il quale certifica che i cementi prodotti a Galatina, sottoposti a controlli sia interni che operati da terzi con ispezioni, ottemperano a tutti i requisiti prescritti dai Decreti del Ministero della Salute del 10 maggio 2004 e del 17 febbraio 2005».
Insomma, basta polemiche. Colacem ci tiene a far sapere «che rispetta le leggi, l’ambiente e il territorio, crea condizioni positive di progresso economico e sociale, investe continuamente nelle migliori tecnologie disponibili, assicurando un’industria sostenibile e di qualità».
«Le nostre porte – concludono – rimangono sempre aperte a tutti coloro che vogliano conoscere lo stabilimento, il nostro modo di operare e la nostra organizzazione fatta di persone serie e professionali».
