Era stata avvistata sulla spiaggia di Frigole, mentre prendeva il sole a pochi passi dal mare, dove è rientrata quando è stata ‘scoperta’ da un gruppetto di persone che ha disturbato la sua innata timidezza. Poi il silenzio. Ora il ‘viaggio’ della foca monaca lungo le coste del Salento si è fermato a Torre San Gennaro, in provincia di Brindisi. Anche in questo caso, il cucciolo è stato notato da alcuni passanti che, senza esitazione, hanno chiamato la Polizia municipale e la Capitaneria di Porto.
Il piccolo esemplare, in evidente difficoltà, è stato affidato alle cure dei veterinari dell’Ispra, l’istituto superiore per la ricerca ambientale. Presenta piccole escoriazioni sul dorso, ma è vivo.
La foca monaca, in passato, era una habitué nel Mediterraneo. Non era raro incrociarla, ma oggi questa specie è considerata a rischio di estinzione. Per questo il ritrovamento di un giovane esemplare è particolarmente importante. Ancor di più se si pensa che si contano al mondo solo 700 esemplari tra le coste del Sahara atlantico e delle isole Desertas e le principali colonie riproduttive situate in Grecia, Turchia e Cipro.
I consigli per aiutarla
In caso di un altro avvistamento, come ricorda l’Ispra, è importante avere rispetto e ‘contenere’ la curiosità che spingerebbe chiunque ad avvicinarsi a questo mammifero marino così tenero e simpatico. Sarebbe un comportamento sbagliato e potenzialmente dannoso. Il consiglio è quello di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 50 metri. È preferibile il silenzio assoluto. Meglio evitare qualsiasi rumore (compresi i richiami vocali) che potrebbero disturbare o peggio stressare l’esemplare, soprattutto se così piccolo.
In mare occorre spegnere subito i motori dell’imbarcazione, mantenere il silenzio, e aspettare che l’animale continui il proprio percorso senza ostruirlo. Le foche, incuriosite, possono avvicinarsi ai natanti, ai subacquei ed alle imbarcazioni, ma in nessun caso devono essere disturbate, molestate e inseguite sia in acqua sia a terra.
Cosa fare allora? Chiamare immediatamente le autorità marittime competenti (la Capitaneria di Porto al 1530), annotando il comportamento ed i dettagli fisici dell’esemplare avvistato.
