Denise Pipitone, la storia di una bambina scomparsa e di una mamma che non si arrende

Il mistero della scomparsa di Denise Pipitone comincia poco prima di mezzogiorno del 1° settembre 2004. non aveva ancora compito quattro anni.

1 settembre 2004. Per molti una giornata come tante, ma per una famiglia di Mazara del Vallo quel pomeriggio di fine estate si è trasformato in un incubo. Una folata di vento ha cancellato l’infanzia di Denise Pipitone, una bambina di quasi 4 anni scomparsa nel nulla da una stradina solitamente tranquilla del paesino della Sicilia, un fazzoletto di case in provincia di Trapani. Da quel giorno, il suo nome è diventato un grido, un appello lanciato nel vuoto, una ferita aperta per Piera Maggio e Pietro Pulizzi che gli anni non hanno mai rimarginato.

La scomparsa di Denise Pipitone

Le lancette dell’orologio avevano da poco segnato le 11:45 quando la bambina è sparita nel nulla. Stava giocando per strada, a pochi passi dall’abitazione della nonna materna, in attesa del pranzo, ma quando nonna Francesca si affaccia e urla “A tavola” Denise non c’è più. L’ultima ad averla vista, seduta sul marciapiede, è la zia… poi il nulla. Quando è scattato l’allarme, tutto il paese si è impegnato nella ricerca della bambina scomparsa, stringendo tra le mani quella foto che diventerà il racconto di un dramma. Strade, fiumi, grotte, pozzi, anfratti, ogni angolo è stato controllato alla ricerca di tracce, di indizi, ma di Denise non c’è traccia. Che fine ha fatto?

Nessuna pista è stata esclusa. Ogni ipotesi finita sul tavolo è stata analizzata, vagliata, controllata perché anche il più piccolo particolare poteva rivelarsi utile, fondamentale per riportare la bambina a casa, dalla sua famiglia. Piera Maggio è sconvolta, ma capisce che per ritrovare Denise è importante “fare rumore”. I giornali, le tv, le piazze cominciano a parlare di quella bambina dai grandi occhi scuri con una cicatrice appena sotto l’occhio.

Il movente familiare

Con il passare del tempo, la vita privata di mamma di Denise finisce sotto i riflettori degli investigatori. Mentre il marito è via, a lavorare in Germania, la sorella di Piera le presenta una amica. Le due cominciano a frequentarsi, fino a quando in Anna non si insinua il sospetto che Piera possa avere una relazione con suo marito Pietro Pulizzi. I dubbi diventano certezze quando Denise scompare. Toni era sapeva di non essere il vero padre della bambina e Piera aveva cercato di mantenere quel ‘segreto’, fino a quel momento inconfessabile. I rancori a quel punto finiscono in piazza e nelle aulte del Tribunale con un processo chiuso per mancanza di prove e …per non aver commesso il fatto. Quale fatto? Che la sorellastra, con la complicità della mamma, avesse rapito Denise per motivi di gelosia, per vendetta. Sotto accusa era finita una frase. “Io a casa ci ’a purtai”, disse alla madre, a bassa voce. Quasi bisbigliando

Un’assenza che grida giustizia

Negli anni, sono state avanzate numerose teorie sulla scomparsa di Denise: dal sequestro a scopo di riscatto, al coinvolgimento di una rete criminale, fino all’ipotesi di un tragico incidente. Le indagini hanno seguito diverse piste, ma nessuna di queste ha portato a prove concrete.

La determinazione di una madre

Nonostante siano passati molti anni, la speranza di ritrovare Denise non si è mai spenta. La famiglia della bambina non ha mai smesso di cercarla, organizzando ricerche e lanciando appelli attraverso i media. Piera Maggio, la madre di Denise, non si è mai arresa. Con una forza d’animo commovente, ha dedicato la sua vita alla ricerca della figlia, sfidando ogni ostacolo, inseguendo ogni pista, alimentando un faro di luce in un tunnel buio.

Gli anni sono passati, ma il mistero che avvolge la scomparsa di Denise rimane fitto. Tante le ipotesi, innumerevoli le indagini, ma nessuna certezza. La speranza, però, non si è mai spenta. Ogni nuovo indizio, ogni nuova testimonianza, riaccende una flebile fiammella nel cuore di chi crede che Denise sia ancora viva.