Presunto scambio elettorale politico-mafioso. Al via il dibattimento del processo a carico dell’ex sindaco di Neviano

L’indagine “Insidia” condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce si è sviluppata dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021.

È iniziato questa mattina il dibattimento del processo con rito ordinario in cui compare sul banco degli imputati Antonio Megha, l’ex assessore alla cultura del comune di Neviano. Il 62enne era presente in aula, come già accaduto in altre occasioni. L’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Corleto, potrà difendersi dalle accuse da uomo libero, dopo aver trascorso alcuni mesi ai domiciliari, a seguito del blitz “Insidia” del febbraio 2022 che portò a 15 arresti. Megha risponde dell’ipotesi di reato di voto di scambio politico-mafioso con l’aggravante di aver agevolato il clan Coluccia.

In mattinata, dinanzi al collegio della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Luca Scuzzarella e Bianca Todaro) il processo è entrato nel vivo con i testimoni del pubblico ministero Carmen Ruggiero. È iniziato infatti l’ascolto del luogotenente dei carabinieri Daniele Garzia che ha ricostruito le varie tappe dell’inchiesta “Insidia” e l’operato del clan Coluccia. La deposizione del testimone proseguirà il 15 settembre.

Sul banco degli imputati compare l’avvocato Antonio Megha, 62 anni, che è stato in passato anche sindaco di Neviano. Ed anche Cosimo Tarantini, 57 anni, di Neviano (difeso dagli avvocati Luigi Greco ed Antonio Savoia).

L’indagine “Insidia” condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, si è sviluppata dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, in cambio della promessa di Michele Coluccia, formulata per il tramite di Nicola Giangreco di procacciare in suo favore almeno cinquanta voti, Megha si prodigava nell’elargizione di tremila euro in tre distinte tranches. Inoltre, si impegnava a rappresentare gli interessi del clan nel territorio calabrese e prometteva l’assunzione del figlio del presunto capoclan Michele, all’interno di un’azienda attiva nel settore della raccolta dei rifiuti urbani.

Il Comune di Neviano compare nel processo come parte civile, attraverso l’avvocato Luigi Covella, per conto dei componenti della Commissione Straordinaria nominata a seguito del suo scioglimento.

Invece, gli altri 16 imputati sono stati già giudicati con il rito abbreviato. Rispondevano, a vario titolo, delle accuse di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti. E occorre ricordare che nel corso dell’udienza preliminare, dinanzi al gip Marcello Rizzo, il pm Ruggiero aveva depositato i verbali d’interrogatorio di uno degli imputati, divenuto collaboratore di giustizia. Parliamo di Gerardo Dino Coluccia che ha ricostruito l’organigramma del clan e potrebbe essere ascoltato anche nel corso del processo con rito ordinario.