Dimesso dall’ospedale dopo la visita, muore in casa due giorni dopo: indagato il medico. Disposta l’autopsia

L’inchiesta, coordinata dal Pubblico Ministero Paola Guglielmi, è stata aperta dopo l’esposto presentato dall’avvocato Stefano Prontera.

Dopo l’esposto presentato dai cinque fratelli per la morte di un 57enne leccese, la Procura ha disposto i primi accertamenti.

Anzitutto, all’inizio della prossima settimana, il medico legale Roberto Vaglio, coadiuvato da uno specialista in cardiologia, effettuerà l’autopsia, come richiesto dai denuncianti.

Ed intanto, come atto dovuto in vista dell’esame autoptico, è stato iscritto nel registro degli indagati il nome del medico dell’Ospedale di San Cesario che he ha visitato il paziente, per l’ipotesi di reato di responsabilità colposa in ambito sanitario. Il “camice bianco” indagato e la parte offesa, assistiti dai rispettivi legali, potranno nominare un consulente di parte in occasione del conferimento dell’autopsia.

L’esposto

Nell’esposto, presentato dall’avvocato Stefano Prontera, i fratelli della vittima ricostruiscono la dolorosa vicenda. La morte di D.G., 57enne leccese, è avvenuta il 29 gennaio scorso per un doppio arresto cardiaco. L’uomo viveva insieme ad un fratello, ed era affetto da diabete mellito tipo II e schizofrenia in terapia farmacologica, ragion per cui era ormai da anni preso in cura dal CSM di Lecce.

Il 20 gennaio si era sottoposto a visita psichiatrica. Il 57enne comunicava al medico come negli ultimi venti giorni stesse soffrendo di facile affaticabilità, pressione bassa e vomito frequente. Il medico richiedeva una visita cardiologica con ECG di controllo con valutazione QT e QTC.

La visita veniva fissata per il giorno 27, presso il reparto di cardiologia dell’Ospedale di San Cesario. Il cardiologo, in base a quanto sostenuto dai denuncianti – sebbene costantemente impegnato al telefono – eseguiva l’elettrocardiogramma e lasciava che l’uomo ritornasse a casa senza disporre alcun approfondimento strumentale.

D.G. moriva due giorni dopo, nella sua casa, il 29 gennaio, per arresto cardio-circolatorio.

I fratelli, poco convinti del buon operato del cardiologo, si rivolgevano ad uno specialista in cardiologia e malattie vascolari, il quale forniva la propria lettura alla documentazione medica.

La sintomatologia di D.G., anche secondo la ricostruzione del consulente tecnico (la relazione è stata allegata alla querela), poteva essere ricondotta a manifestazione di un infarto silente. Dunque, sarebbe emerso che se il cardiologo avesse correttamente interpretato il quadro clinico presentato dal fratello dei denuncianti si poteva scongiurare il triste epilogo.

Viene così evidenziata nell’esposto, l’imprudenza consistita nel non aver disposto tempestivamente gli approfondimenti diagnostici e terapeutici necessari ed il ricovero.



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