Estorsione ad un imprenditore, una condanna. Cade l’aggravante mafiosa

L’indagine, avviata nel gennaio 2023, ha avuto origine dalla denuncia presentata da un imprenditore, sottoposto a una serie di presunti atti intimidatori

Termina con una sentenza di condanna il processo di primo grado con rito ordinario dopo gli arresti sulle presunte richieste estorsive ad un imprenditore, facendo leva su conoscenze nel clan Coluccia, con la complicità di un commercialista che è stato però assolto al termine del processo.

I giudici della seconda sezione collegiale (presidente Pietro Baffa, a latere Bianca Todaro e Chiara Panico) hanno inflitto oggi la pena di 8 anni, 10 mesi e 6 giorni di reclusione, per estorsione e tentata estorsione con l’esclusione del metodo mafioso a Luigi Patera, 54enne di Noha e 1 anno (pena sospesa) convertita nella pena pecuniaria di 3.650 euro per esercizio arbitrario delle proprie ragioni, tentato e consumato (il reato di estorsione e tentata estorsione è stato riqualificato) a Maurizio Blandini, 43 anni di Seclì.

Assolto per non aver commesso il fatto dal reato di estorsione e tentata estorsione, il commercialista Antonio Rocco Conte, 48enne di Aradeo.

Disposto il non doversi procedere di Giovanni Contaldo 55enne di Sannicola e Ilenia Scorrano, 49 anni di Sannicola, poiché l’azione penale non doveva essere iniziata per mancanza di querela.

Gli imputati rispondevano delle ipotesi di reato di estorsione, tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso e utilizzo indebito di strumenti di pagamento diversi dai contanti, ma sono stati assolti per alcune accuse. Le motivazioni della sentenza si conosceranno entro 15 giorni.

Sono difesi dagli avvocati Luigi Greco, Americo Barba, Raffaele Di Staso, Anna Elisa Prete, Alessandro De Matteis e potranno fare ricorso in Appello.

Alcune presunte vittime di estorsione si sono costituite parte civile, assistite tra gli altri, con l’avvocato Antonio Cerfeda ed in loro favore i giudici hanno disposto il risarcimento in separata sede.

Ricordiamo che nel giugno del 2024, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (Gico) di Lecce eseguirono un provvedimento di misura cautelare, personale e interdittiva (un arresto in carcere, un arresto ai domiciliari e una sospensione dall’esercizio della libera professione), emesso dal gip Antonio Gatto su richiesta del pm Giovanna Cannarile.

L’indagine, avviata nel gennaio 2023, ha avuto origine dalla denuncia presentata da un imprenditore, sottoposto a una serie di presunti atti intimidatori, eseguiti da un proprio dipendente, coadiuvato da un amico pregiudicato, entrambi ritenuti contigui al clan “Coluccia” di Noha (frazione di Galatina).

In un caso, le condotte sarebbero state realizzate con la complicità del commercialista che curava le scritture contabili della società dell’imprenditore.

Il professionista, infatti, avrebbe spalleggiato il dipendente infedele per convincere la vittima a cedere alle richieste estorsive ed a dare avvio a una nuova società, con il dipendente e i suoi due figli.

Nel corso delle indagini, sarebbero state ricostruite consegne di denaro per circa 18 mila euro e utilizzi indebiti con la carta di credito aziendale per ulteriori 7.500 euro ai danni dello stesso imprenditore, operante nel settore nautico, nonché un’ulteriore presunta estorsione ai danni di un altro imprenditore salentino, costretto ad una dazione di 3.000 euro, e due tentativi di estorsione in danno di privati, con pregressi debiti da onorare.

Come detto, molte accuse sono cadute al termine del processo.