‘Assolti per non aver commesso il fatto’, dopo 4 anni finisce l’iter giudiziario di due dirigenti di Federaziende

Il 22 marzo 2019 Eleno Mazzotta e Gennaro Capoccia furono raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare personale che disponeva anche il sequestro di tutti i beni mobili ed immobili.

La Giustizia in Italia a volte fa giri immensi… ma poi ritorna. Ritorna sempre sulla casella della Verità come in un eterno gioco dell’oca in cui troppo spesso sono da restituire ai malcapitati onorabilità e credibilità. Con una nota stampa inviata a tutte le redazioni annunciano il lieto fine di una triste esperienza giudiziaria Eleno Mazzotta, Segretario Generale di Federaziende e Gennaro Capoccia, Presidente Onorario di Ebin, l’Ente Bilaterale Nazionale. Il Gup Giovanni Pipola del Tribunale di Nocera Inferiore ha emesso la sentenza. Non luogo a procedere nei confronti di Mazzotta e Capoccia per non aver commesso i fatti in ordine a tutti i reati che ad essi erano stati ascritti.

Più chiaro di così non poteva essere il dispositivo di sentenza, emesso in nome del Popolo Italiano dall’Ufficio del Giudice dell’Udienza Preliminare del tribunale campano l’8 maggio scorso. Ma la bella notizia non cancella 4 anni difficili. Era il 22 marzo 2019 quando i due dirigenti nazionali furono raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare personale che disponeva anche il sequestro di tutti i beni mobili ed immobili, personali ma anche di Federaziende ed Ebin.

Mazzotta e Capoccia erano accusati, in concorso con due consulenti campani, con due dirigenti di Federaziende Regionale Campania e con 76 imprenditori di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate. Le indagini, avviate nel 2018 dalla Procura di Nocera Inferiore, avevano consentito di accertare l’esistenza di un’attività criminosa che attraverso una serie di complessi artifici e surrettizi ‘magheggi’ riusciva a fornire indebite erogazioni previdenziali.

Un’accusa grave, gravissima che aveva fatto cadere il mondo addosso ai due che sin dall’inizio si proclamavano innocenti. Assistiti dagli avvocati Cristiano Solinas e Gianfranco Napolitano, Mazzotta e Capoccia si rivolsero dopo l’interrogatorio di garanzia al Tribunale del Riesame ottenendo, dopo soli 25 giorni, una favorevole sentenza che disponeva l’annullamento di tutte le misure cautelari in quanto ad avviso dei giudici i provvedimenti del Giudice per le Indagini Preliminari erano stati emessi con mancanza di autonoma valutazione.

Eleno Mazzotta

Da lì un lungo, lunghissimo iter giudiziario durato troppo tempo che si è concluso lunedì 8 maggio 2023: Mazzotta e Capoccia hanno potuto ascoltare dalla viva voce del Giudice la sentenza che restituisce loro l’onorabilità macchiata da quel fastidiosissimo neo e ai loro cari una vita finalmente serena. Non a tutti gli imputati è andata bene, però, dal momento che 53 degli altri indagati sono stati rinviati a giudizio ed invitati a comparire il prossimo 12 luglio davanti al Tribunale di Nocera Inferiore in composizione collegiale.

Gennaro Capoccia

Insieme al loro collegio difensivo, Mazzotta e Capoccia hanno smontato il caposaldo dell’accusa: non potevano non sapere, non potevano non conoscere le operazioni fraudolente commesse dai consulenti campani. Decisiva è stata, però, la memoria difensiva presentata da Eleno Mazzotta che ha dimostrato l’estraneità ad ogni contestazione dal momento che il sistema informatico che detta le procedure tecniche non consente ai dirigenti nazionali di Federaziende di avere contezza e conoscenza di quanto accade a livello periferico. Chi compie azioni fraudolente ne deve rispondere in prima persona ed è ovvio che ‘il nazionale’ risulti parte danneggiata e non correa. Ma c’è di più: sarebbe bastata una semplice – e nemmeno troppo attenta – lettura delle intercettazioni telefoniche per capire che sin da subito Mazzotta si era proclamato e dimostrato estraneo, appellando nei modi più ‘tranchant’ coloro che risultavano indagati per operazioni finite immediatamente sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. La memoria difensiva di Mazzotta ha restituito anche la dovuta onorabilità al presidente di Ebin, Gennaro Capoccia, ex ispettore dei Vigili del Fuoco in pensione che aveva evidentemente ricoperto un ruolo istituzionale e mai operativo.

(in copertina il Tribunale di Nocera Inferiore)



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