Fidanzati uccisi a coltellate, la verità sull’omicidio è nascosta nel pc dell’assassino?

«Non fate quello che ho fatto io, siate forti. Non lasciatevi andare» avrebbe scritto Antonio De Marco sul suo computer il giorno dopo l’omicidio di Daniele De Santis e Eleonora Manta

Anche se l’assassino di Daniele De Santis e Eleonora Manta, i fidanzati uccisi con più di 70 coltellate, è finito dietro le sbarre grazie agli errori che ha commesso durante l’omicidio e alle tracce “perse” sulla scena del crimine, manca ancora qualcosa che gli investigatori stanno cercando di ricostruire per ‘completare’ il quadro. Scoprire la verità è un modo per dare un po’ di pace alle famiglie delle vittime che chiedono, giustamente, giustizia.

Nel puzzle ricomposto pezzo dopo pezzo dopo quella maledetta sera del 21 settembre manca ancora il tassello del movente. E l’invidia covata per quella coppia felice non basta a spiegare perché Antonio De Marco abbia cominciato a programmare meticolosamente il delitto (im)perfetto mentre ancora abitava in via Montello. Restano altre ombre che lo studente di scienze infermieristiche non è riuscito a chiarire nell’interrogatorio scandito da tanti, troppi, “non ricordo”. Cosa intendeva per «caccia al tesoro»? Quale frase voleva scrivere sul muro con il sangue delle vittime? Il killer non ha spiegato il contenuto dei biglietti su cui aveva appuntato la sua sceneggiatura dell’omicidio. Una sequenza dell’orrore: legarli, torturarli per trenta minuti, ucciderli, ripulire in un’ora e mezzo, tolti gli ultimi 15 minuti dedicati ad un controllo generale, come per sincerarsi che fosse stato fatto tutto alla perfezione.

Per questo si cercano risposte altrove, nel computer sequestrato in camera dello studente, dove passava la maggior parte del suo tempo, ad esempio. Nel Pc – secondo indiscrezioni – sembra si stato trovato un file scritto poco dopo l’omicidio. «Non fate quello che ho fatto io, siate forti. Non lasciatevi andare» avrebbe scritto il giorno dopo il massacro. Una confessione intima, magari messa nero su bianco uno di quei momenti in cui ha pensato di costituirsi come ha raccontato al Giudice per le indagini Preliminari quando gli ha chiesto se pensava di farla franca.

Toccherà al consulente informatico Silverio Greco, incaricato dal pm Maria Consolata Moschettini, passare al setaccio il computer, tre pendrive e il cellulare di De Marco che, come ha confidato al cappellano del Carcere di Lecce, Don Sandro è consapevole che verranno scoperti dettagli finora rimasti nascosti, dei dettagli della sua vita che forse non ha avuto il coraggio di raccontare.

Che cosa non ha ancora detto Antonio? La speranza è che a parlare siano i contenuti del computer o del telefono, che siano nascosti lì gli indizi per capire cosa ha ispirato lo studente a progettare l’orrore. Perché l’ultimo libro che ha letto – Riccardo III di Shakespeare – il fumetto che ha acquistato consegnando agli uomini in divisa  le sue impronte digitali, nei film visti di recente non c’è nulla che possa spiegare tanta crudeltà.



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