Quando la notizia della scomparsa di Francesco Nuti ha cominciato a fare capolino sui social, qualcuno ha scritto che è stato sfortunato anche nella morte. Il grande attore e regista se ne è andato in silenzio, come aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita dopo aver conquistato riflettori e successo, nello stesso giorno dell’addio a Silvio Berlusconi, odiato e amato al punto da aver “offuscato” la notizia dell’addio al genio toscano, re di incassi negli anni ‘80 con le sue commedie. Non è stato proprio così, con un pizzico di nostalgia e tanta tristezza, in molti hanno ricordato il genio toscano che si è spento nella clinica romana, dove era ricoverato da tempo. Un momento di dolore immenso in chi gli ha voluto bene.
Non è facile parlare con la delicatezza che merita della sua carriera brillante di uno su cui ha soffiato il vento della depressione. Non è facile toccare questo argomento né legarlo solo agli insuccessi ottenuti al botteghino dopo che era diventato uno degli attori più amati della sua generazione, un volto amato e ricercato che avrebbe cercato rifugio nell’alcool. «In quei momenti non c’è niente e nessuno che possano aiutarti, se non sei tu il primo a credere di poter guarire», ha raccontato Annamaria Malipiero, moglie del regista fino al 2000. Dalla loro unione era nata Ginevra che gli è stata accanto fino alla fine.
Il periodo più buio è cominciato dopo una caduta dalle scale della sua abitazione ai Parioli, alla vigilia del ritorno sul set. Era il 2006. Il trauma cranico, l’operazione d’urgenza al Policlinico Umberto I di Roma, il coma e la lunga riabilitazione lo segnano. Nel 2009 Nuti lascia l’ospedale e torna a casa, a Prato, all’amore della sua famiglia e del fratello Giovanni, medico, compositore e compagno di molte avventure artistiche. Ancora non parla e non cammina ma, seppure solo in rare occasioni, si fa vedere in pubblico. Come nel 2011, quando accetta l’invito di Barbara d’Urso. Una apparizione che solleverà un coro di critiche nei confronti della conduttrice e della trasmissione, accusati di spettacolarizzare la sofferenza.
Nel 2016 un’altra tegola, un’altra caduta, il ricovero in terapia intensiva per una emorragia cerebrale e un altro cammino difficile. È l’inizio della fine, per un personaggio che poteva dare ancora molto al cinema italiano.
Faccia da bravo ragazzo di borgata, aria da seduttore, toscano verace ma garbato e una bravura rara Nuti, come una luminosa meteora, ha dato tanto. Ci lascia in eredità 10 film e 15 titoli da attore e una serie di premi. Tutto quello che ha costriuto in una vita, mentre l’alta è segnata da lungo elenco di sogni, anche se ancora da realizzare. Due vite, un prima e un dopo.
Resta il rimpianto per come è andata, per un destino che sembra essersi accanito con troppa cattiveria e la gratitudine, infinita, per tutto il bello che c’è stato.
I funerali
I funerali, per volere della famiglia, si svolgeranno in forma privata giovedì 15 giugno, alle 15.00, nella Basilica di San Miniato a Monte a Firenze.
