Dopo gli abusi del padre, partorisce una bimba. Entrambi i genitori a processo per averla segregata in casa

Il gup, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio il papà con le accuse di maltrattamenti, violenza privata e minacce. Ed entrambi i genitori per sequestro di persona.

Il padre e la madre della giovane donna che da piccola venne violentata ripetutamente dal padre (dall’incesto nacque una bimba) finiscono sotto processo. Il gup Marcello Rizzo, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio il papà con le accuse di maltrattamenti, violenza privata e minacce. Ed entrambi i genitori per sequestro di persona. Dovranno presentarsi il 21 maggio dinanzi al giudice monocratico Elena Coppola per l’inizio del processo e potranno dimostrare l’estraneità alle accuse.

Il padre è assistito dall’avvocato Alberto Corvaglia. La madre dall’avvocato Mario Coppola. La figlia ed il compagno si sono invece costituiti parte civile con l’avvocato Francesco Della Corte.

Si tratta dell’inchiesta bis, dopo la condanna del padre a 17 anni in Appello (30 anni in primo grado). Il pm Stefania Mininni, a seguito di una serie di testimonianze in aula nel corso del processo di primo grado, ha ritenuto di dovere aprire un nuovo fascicolo di indagine verso i genitori della vittima.

D’altro canto, già al termine del processo, il collegio ha disposto la trasmissione degli atti in Procura, sulle dichiarazioni rese in aula dalla madre della vittima. Infatti, pm aveva iscritto quest’ultima nel registro degli indagati, per favoreggiamento personale. Secondo l’accusa, infatti, la donna sarebbe stata al corrente degli abusi subìti dalla figlia e avrebbe taciuto sul comportamento del marito.

Nell’avviso di conclusione, relativo all’inchiesta bis, il pm ritiene che tra aprile e luglio del 2017 in un paese del Basso Salento, il padre alla presenza dei figli minori, ritenuti vittime di violenza assistita, avrebbe maltrattato e minacciato di morte la figlia, impedendole contatti con il compagno a sua volta vittima di minacce. Infatti, ritiene l’accusa, le controllava e sottraeva il cellulare, staccava il telefono fisso e il wi-fi e le impediva addirittura di uscire e di prendersi cura dei propri figli. Invece, entrambi i genitori, avrebbero chiuso a chiave la porta quando uscivano, costringendo la figlia a rimanere a casa contro la sua volontà.

Le accuse del primo processo

I fatti contestati dal sostituto procuratore Stefania Mininni si sarebbero verificati in casa, tra il 1995 ed il 2010. La giovane veniva molestata e palpeggiata fin dall’età di 7 anni dal padre e costretta a subire il primo rapporto sessuale completo ad appena 10 anni. Quando ne aveva 15, invece, il padre l’ha violentata e la figlia è rimasta incinta, decidendo però di abortire. Non solo, poiché l’uomo per “punirla” di aver parlato con la madre degli abusi subiti, l’ha poi stuprata in macchina. Inoltre, ogni volta che aveva conati di vomito, la violentava nuovamente, proferendole frasi del tipo: “Devi essere mia per sempre perché ti amo”. All’età di 20 anni, la ragazza è rimasta nuovamente incinta e ha partorito. La figlia, come confermato successivamente dal test del Dna, era frutto dell’incesto.

Il padre-orco venne arrestato nel dicembre del 2018 e condotto nel carcere di Borgo San Nicola.

Nelle settimane scorse, è arriva la condanna per il marito della giovane donna, accusato di continui soprusi sulla moglie, vittima in precedenza di abusi sessuali per mano del padre. Il gup Laura Liguori ha accolto l’istanza di patteggiamento ad 1 anno ed 8 mesi per un 40enne di un paese del Basso Salento, assistito dagli avvocati Ada Alibrando e Mario Urso. Il giudice ha disposto anche la sospensione della pena.



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