Giorgia, un anno fa il trapianto. Mamma Elisa “Grazie agli eroi che hanno salvato mia figlia”

Toccanti le parole con cui Elisa, la mamma della piccola Giorgia, ha ricordato quel giorno in cui ha ricevuto la chiamata che ha cambiato la vita di sua figlia. “Grazie, scrive, alla famiglia del bambino morto in un incidente che ha deciso di donare gli organi”.

È passato un anno da quando la piccola Giorgia Pagano, la stellina di Berdon come il nome della malattia rara che le ha impedito di mangiare fin da quando era bambina, è stata sottoposta ad un delicato trapianto grazie agli organi donati dalla famiglia di un angelo volato via a causa di un incidente stradale. Un gesto di solidarietà e di coraggio che aveva ridato una speranza a questa coraggiosa guerriera che insieme alla sua inseparabile mamma e al fratello Jodi aveva dovuto lasciare il Salento per Pittsburgh, dove poteva essere aiutata.

La strada da quel giorno è stata tutt’altro che in discesa, ma sulla pagina Facebook dove Elisa condivide passo dopo passo la storia di sua figlia per dare coraggio a chi come lei stava combattendo, è apparso un post per ricordare le emozioni, la paura, lo choc di quel momento: dalla telefonata all’intervento chirurgico durato più di 10 ore.

«Erano circa le 6 del pomeriggio quando all’improvviso Giorgia risponde al telefono e con aria stranita mi chiede preoccupata: “chi è?”. Io rimango ad ascoltare, chiedo “per favore ripeti non ho capito non parlo bene inglese, ripeti lentamente”» si legge. Era l’ospedale. Era quella chiamata tanto attesa per anni.

«Io inizio a tremare…. il cuore a mille… Quella voce di donna mi chiede se Giorgia sta bene, se ha febbre o infezioni in corso… non capisco… ma inizio a preoccuparmi… e le chiedo di richiamarmi con la nostra interprete ufficiale per essere sicura di capire tutto… Giorgia inizia a piangere… e io le dico di non fare conclusioni e di aspettare che richiamino… in 2 minuti il telefono suona ancora…è la mia interprete con quella donna! Si presenta: fa parte del team trapianti! Giorgia si accascia per terra piangendo… Io cerco di essere forte.. fortissima.. ma la paura di quell’intervento aspettato per 11 anni.. e conoscendo perfettamente tutti i grossi grossissimi rischi mi terrorizzava…» continua mamma Elisa.

Erano stati trovati gli organi giusti per Giorgia, “compatibili” come si dice in questi casi. Erano di un bambino di 11 anni, la stessa età della piccola salentina, morto in un incidente stradale. Non c’era più nulla da fare e la famiglia aveva dato il consenso alla donazione per aiutare altri bambini. Mancava la conferma, ma il primo passo era stato fatto.

«Giorgia a quel punto ha capito – si legge – si accascia a terra e piange ininterrottamente pervasa dalla paura di morire sotto i ferri… non vuole fare il trapianto. Non sono pronta, mi dice in lacrime. Giorgia inizia a ripetere che non vuole fare il trapianto… mi supplica di dire che ha la febbre, perché così non potranno toccarla. Jody corre da noi e ci trova per terra.. spaventato chiede che sta succedendo. Giorgia singhiozza dal pianto, io fatico a parlare, ma gli dico: “amore è arrivata la telefonata che aspettavamo, è arrivato il trapianto”». Neanche Jody ci crede, ma poi capisce che era tutto vero…

«Pian piano Giorgia consuma le lacrime ed io mi metto al telelefono con mia sorella in Italia e con il padre di Giorgia che entrambi immediatamente cercano il primo aereo disponibile per venire a Pittsburgh da Lecce…».

Giorgia, nonostante il coraggio che ha sempre avuto nell’affrontare la sua malattia, è comprensibilmente spaventata. Si calma grazie ad una amichetta americana. La seconda telefonata conferma il trapianto, poi l’ultima chiamata, quella definitiva, alle 2 del pomeriggio. Giorgia era in sala operatoria alle 4.30.

«La tensione era altissima, il mio terrore anche. Anche io mi ripetevo che non ero pronta, che avrei voluto aspettare ancora per far vivere mia figlia ancora un altro po’ di vita, perché avevo davvero tanta paura di perderla. Prima di essere sedata, Giorgia in lacrime mi ha detto: e se muoio? Dio come tremavo, è stato così difficile risponderle. Le ho detto con il sorriso che non doveva pensarci perché al 100% sarebbe andato tutto bene, perché me lo sentivo! E che ero felice (ero spudoratamente falsa!!!), perché finalmente era arrivato il momento. Giorgia piangendo, mi dice: “sei la mamma migliore che potevo avere.. se muoio ricordati che ti amo mamma!”» .

Giorgia in quel momento aveva solo 11 anni! «Il chirurgo uscì alle 4.30 di notte per dirci che era andato tutto bene. L’ho abbracciato piangendo. Ho rivisto Giorgia dopo circa 15 ore (di cui circa 11 di operazione) alle 7.30 del mattino dopo, quando è stata portata in terapia intensiva/rianimazione. Era intubata, respirava con il ventilatore polmonare. Aveva decine e decine di tubi e cateteri a destra e a sinistra, mantenuta in coma farmacologico. Ancora ricordo le mie lacrime quando decisero di svegliarla 2 /3 giorni dopo assicurandosi che respirava da sola. Avevo paura che sentisse dolore e che non avrebbe respirato. Giorgia forte più che mai c’è l’ha fatta!»

Sono passati esattamente 12 mesi da quel giorno e anche se la piccola ancora non mangia e ha dovuto superare altri ostacoli difficili, tra rigetti, complicazioni e infezioni, Elisa sa di essere stata fortunata, che senza quell’intervento la sua bambina non avrebbe potuto vivere al lungo. Non più di un anno. Per questo ha voluto ancora ringraziare la famiglia del piccolo che ha regalato gli organi a chi ne aveva bisogno.

«È vero, la nostra vita adesso è più complicata e difficile di prima, spesso più dolorosa, tanti problemi, tante medicine, ma la mia bambina è viva. È stata salvata (oltre dai medici e Dio), soprattutto da 3 eroi: il piccolo morto per un incidente e i suoi genitori che hanno accettato di donare gli organi a chi come Giorgia era gravemente malato… Il loro gesto va oltre l’amore e la solidarietà. Ciao piccolo»



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