Sulla strada di Giorgia Pagano, la stellina di Berdon dal nome della malattia rara che le ha impedito di mangiare fin da piccola, si è presentato un altro ostacolo da superare. Il più difficile era stato un delicato trapianto grazie al generoso dono della famiglia di un angelo, volato via dopo un incidente stradale. Un gesto che aveva dato una speranza a questa coraggiosa guerriera che insieme alla sua inseparabile mamma e al fratello Jodi aveva dovuto lasciare il Salento per Pittsburgh.
La strada da quel giorno è stata tutt’altro che in discesa, la paura del rigetto, le difficoltà legate ad un intervento così delicato, il versamento pericardico, l’operazione per aspirarle il liquido che si era formato intorno al cuore, la cisti alla testa, scoperta dopo una risonanza magnetica e il ricovero in terapia intensiva dopo essere stata ancora sotto i ferri. Ora la coraggiosa guerriera ha un’altra dura prova da superare.
Come si legge sulla pagina Facebook, dove mamma Elisa ha ‘raccontato’ e continua a raccontare la ‘storia’ di Giorgia, la bambina (anche se non lo è più) sarà sottoposta ad un altro delicato intervento chirurgico.
Un post, per chi non seguisse la storia di questa famiglia salentina, spiega tutto. «È arrivato il giorno del grosso intervento, un intervento che per 2 anni i medici hanno cercato di evitare, ma alla fine è necessario. 4 interventi in 1. Lavoreranno sullo stomaco, intestino ileo, poi intestino digiuno, poi vicino all’utero per togliere tante aderenze e ancora sui muscoli completamente aperti (non c’entra nulla la diastasi) e poi anche sulla pelle… » si legge.
Così, ancora una volta, mamma Elisa chiede alle zie e agli zii virtuali di Giorgia di pregare per la sua bambina. Il Salento, che non ha mai lasciato sola la stellina di Berdon continuerà a fare il tifo, come è accaduto in tutti i momenti più importanti e delicati.
Elisa e Giorgia, due ‘cazzute guerriere’, supereranno anche insieme anche questa fase, mano nella mano come hanno fatto in questi anni di ‘battaglie’.
Non resta che aspettare. E sperare ancora.