Giorgio Faletti, l’addio all’artista dai tanti volti

Scrittore, cantante, autore di canzoni, attore cabarettista. Giorgio Faletti ha avuto tante vite artistiche, tutte di successo.

La grande popolarità era arrivata grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo del 1992 con un brano «Signor Tenente» ispirata alle stragi di Capàci e di via D’Amelio che si piazzò al secondo posto per una manciata di voti dietro Aleandro Baldi, ma rimase nella mente e nel cuore degli italiani anche molti anni dopo. Il Premio della critica se lo aggiudicò, ma la forza di quel brano che sembrava una preghiera era stata quella di diventare il manifesto di un Paese. La musica aveva (ri)acceso i riflettori, su quell’uomo che aveva strappato a tutti un sorriso, con la sua ironia e i suoi personagg “mitici” come Vito Catozzo, Carlino e l’irresistibile Suor Daliso sui pattini.

E poi c’era la scrittura con il romanzo thriller «Io uccido» un successo quasi inaspettato tradotto in ogni angolo del mondo. Furono vendute quasi 4 milioni di copie. Fece anche il bis, cosa rara, con “Niente di vero tranne gli occhi, altro best seller, altro caso editoriale. Giorgio Faletti, nella sua vita è stato molte cose. Un artista a 360° tanto che è difficile riassumere in poche righe il suo essere comico, attore, cantante, pittore e scrittore. Tante vite artistiche, tutte di successo. Era questo, probabilmente, il suo segreto: la capacità di fare tante cose e di farle tutte bene. Per questo ha lasciato un vuoto quando è scomparso, stroncato da un tumore, il 4 luglio 2014.

Il comico di “Drive in” aveva cancellato tutti i suoi impegni perché “non stava bene”. «Cari amici – aveva scritto sul suo sito – purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo. Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore. Giorgio». Nessuno, davanti a quelle parole, aveva immaginato che se ne sarebbe andato, a 63 anni.Era, forse, una piccola ‘bugia’ per non preoccupare i suoi fan anche se, forse, rileggendoli, un addio lo aveva voluto dare quando aveva scritto che “A volte immaginare la verità è molto peggio che sapere una brutta verità. La certezza può essere dolore. L’incertezza è pura agonia”.