«Chiedo perdono perché ho distrutto due famiglie. Ho cancellato sogni e speranze. Ve lo chiedo in piena umiltà e con la consapevolezza che nulla potrà cambiare (…) Non c’è giorno che io non pensi a quegli attimi che, pur non volendo, hanno cambiato per sempre le nostre vite». Crocefisso Martina, l’ex vigilantes condannato 14 anni per aver ucciso un ladro dopo una rapina, sta scontando la pena nel carcere di Matera. Accusato di omicidio volontario, avrebbe ritrovato la libertà nel 2036, ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha concesso la grazia parziale cancellando sei anni di reclusione.
Il colpo al distributore
Tutto comincia nella notte del 23 gennaio 2007, dopo il furto ad una stazione di servizio che si affaccia sulla strada statale 613, all’altezza di Trepuzzi. Il colpo, probabilmente, era stato studiato nei minimi dettagli. L’auto usata come ariete, i vetri in frantumi, la razzia e la fuga con il prezioso bottino in mano. Un copione che si era ripetuto anche in passato. Il distributore era già stato preso di mira, tant’è che il titolare aveva fatto sistemare delle sbarre che impedissero alle auto di buttare giù la saracinesca. Ma la banda aveva trovato il modo di aggirarle, utilizzando delle piccole utilitarie: una Panda e una Y10.
Non tutto è andato come “pianificato”. Scatta l’allarme e sul posto si precipitato due guardie giurate. Martina sorprende i ladri, quattro con il volto coperto da passamontagna, e apre il fuoco contro le auto in fuga. Esplode sei colpi. I frammenti di piombo colpirono Marco Tedesco, uccidendolo. Avrebbe compiuto 28 anni due settimane più tardi.
Il suo corpo senza vita fu trovato sul sedile del passeggero della Fiat Panda di colore rosso, fermata all’altezza di Torchiarolo dai Carabinieri intervenuti sul posto. Risultò rubata a un pensionato di Brindisi. In un’altra utilitaria, una Y 10, c’erano i complici.
Nel portabagagli, gli uomini in divisa trovarono 500 stecche di sigarette. Uno dei ragazzi aveva in tasca cento euro. Nessuno di loro era armato.
La mancanza di una pistola è stata un punto importante durante i processi. Crocefisso Martina ha sempre sostenuto di aver notato un’arma e di aver premuto il grilletto per fermare la fuga, ma quell’oggetto che il vigilantes di Torchiarolo aveva notato tra le mani dei rapinatori non è mai stato trovato, complicando la sua posizione.
Accusato prima di eccesso colposo di legittima difesa, poi di omicidio colposo e infine di omicidio volontario l’ex vigilantes è stato condannato, in via definitiva, a 14 anni. Pena ridotta grazie alla grazia parziale concessa dal Presidente Mattarella.