#ilcaso. ​Morire di Carcere. In Puglia 4 tentativi di suicidio in 9 giorni

Nella prima decade di giugno sono quattro i tentativi di suicidio sventati dai baschi azzurri. A Lecce, un detenuto ha tentato per due volte di togliersi la vita cercando di soffocarsi con una busta di plastica.

Promossa. Anche se non a pieni voti. La Corte di Strasburgo ha riconosciuto che le nostre carceri sono diverse da com’erano 15 mesi fa, in termini di sovraffollamento, infrastrutture, regolamenti. Una nuova valutazione sulla situazione degli istituti di pena italiani sarà effettuata nel giugno del 2015. Fino ad allora, è stato allontanato lo spettro di essere tacciati come un Paese «incivile con i propri detenuti» visto che, come recitava Fëdor Dostoevskij in Delitto e Castigo, «il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni». Insomma ci è stata “risparmiata” l’ignominia di una condanna per «trattamenti inumani e degradanti».

Tutto è bene quel che finisce bene? Non tanto, non sempre. Non si possono spazzar via i problemi con un colpo di spugna veloce perché il rischio è di tirar via la solo la polvere.  Quando si affronta il tema delle «carceri italiane», quando ad essere sul banco degli imputati è  la «scottante» questione del sovraffollamento carcerario, ci troviamo di fronte ad un argomento complesso, che presenta mille sfaccettature diverse e che come tale va affrontato. 

E di certo non è un argomento nuovo, anzi. Non esiste giorno in cui per un episodio o per un altro non torna a “conquistare” le prime pagine dei giornali, locali e nazionali. Soprattutto quando sono i numeri a mettere nero su bianco una realtà al limite del “vergognoso. Dati che ci fanno ricordare che dietro quelle sbarre ci sono soprattutto persone, anche se hanno sbagliato nella vita, anche se devono pagare il loro conto con la giustizia. Ma è altrettanto giusto che lo facciano in condizioni atroci, impensabili ed al limite dell’umanità? 

Perché la realtà racconta tutta un’altra storia che fa sorgere una domanda cruda quanto vera: «si può morire di carcere?» ed in questo caso i numeri contano e quale peso hanno?

È di oggi infatti la notizia, diramata dal Cosp, Coordinamento Sindacale Penitenziario, di quattro tentativi di suicidio avvenuti in Puglia, evitati grazie alla prontezza dei baschi azzurri, solo nella prima decade di giugno. Quattro che si aggiungono ai quaranta dall’inizio dell’anno ad oggi. E quelli purtroppo consumati?  

A Lecce un detenuto brindisino, L. V. queste le sue iniziali, ha tentato di soffocarsi da solo infilando la testa in una busta di plastica. Era il primo giugno scorso. Il giovane, appena 24enne, è stato bloccato e salvato dai poliziotti. E nonostante questo ci ha riprovato, di nuovo. E  con un’altra busta di plastica ha tentato di togliersi la vita, soffocandosi. Il ragazzo che avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2016 è stato sottoposto ad un controllo psichiatrico.

Nella Casa Circondariale di Taranto, invece, un altro detenuto, P. D., 29enne ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo nella propria cella, collocata nella sezione ordinaria del Penitenziario. Anche in questo caso salvato in extremis dagli agenti.

Per concludere a Trani quando erano da poco passate le 9.00 un 62enne di Bisceglie ha tentato di impiccarsi con una corda ricavata da alcuni lembi di cotone che ha legato alla finestra della sua cella. Anche in questo caso è stato il tempestivo intervento degli uomini della
Polizia Penitenziaria di servizio a scongiurare il peggio.

Quattro tentativi di suicidio, quattro vite salvate al limite. Questo fa sapere il Cosp significa solo una cosa «resta il sovraffollamento delle
Carceri Pugliesi, restano le criticità, resta e si conferma il disagio lavorativo dei  quasi 2.400 poliziotti in sotto organico di 600 unità». Per questo il Coordinamento Sindacale Penitenziario «esprime forte preoccupazione per quello che continua ad accadere nelle prigioni pugliesi nonostante gli sforzi da parte dell’Amministrazione regionale e Territoriale messi in campo per allinearsi ai parametri della CEDU in attuazione della sentenza Torregiani di cui il Ministro Orlando ha ricevuto un  modesto rinvio temporale al 2015 della eventuale sanzione per carceri considerate pari alla “tortura”».