Case Popolari, Riesame revoca i domiciliari per Gorgoni. Interdetto dai pubblici uffici

Il collegio ha disposto la sostituzione della misura cautelare con quella interdettiva dai pubblici uffici per la durata di 1 anno.

Il Riesame revoca i domiciliari nei confronti di Pasquale Gorgoni, l’ex coordinatore dell’Ufficio patrimonio, imputato nel processo “Case Popolari” iniziato nelle settimane scorse.

Il collegio (Presidente Pia Verderosa, a latere Anna Paola Capano ed Antonio Gatto) ha disposto la sostituzione della misura cautelare con quella interdittiva dai pubblici uffici per la durata di 1 anno.

Gorgoni è difeso dal legale Amilcare Tana che chiedeva l’annullamento dell’ordinanza del gip Edoardo D’Ambrosio. Il difensore ha sottolineato che non sussistono più le esigenze cautelari. Il 64enne leccese venne sospeso dal servizio già dopo il suo arresto, nell’ambito dell’inchiesta “Antiracket Salento”. Nel frattempo, egli ha trascorso circa un anno e mezzo ai domiciliari ed è anche cambiato radicalmente l’assetto dirigenziale ed amministrativo all’interno del Comune di Lecce.

Ricordiamo che nei mesi scorsi, la Cassazione ha già annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame per Monosi, Torricelli e Gorgoni. Nel frattempo, la difesa dei tre imputati ha presentato un altro ricorso presso il Tribunale della Libertà. Dopo Torricelli e Monosi è arrivata in queste ore, la revoca dei domiciliari anche per Gorgoni.

Le accuse sono, a vario titolo ed in diversa misura, di associazione a delinquere, peculato, corruzione, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, falso.

L’inchiesta

Dagli atti dell’inchiesta “Estia”, coordinata dai pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci, emergerebbe lesistenza di una vera e propria associazione a delinquere, di cui Attilio Monosi sarebbe il capo promotore ed ideatore a dare “veste legale alle assegnazioni degli alloggi parcheggio di proprietà comunale”, assieme a Luca Pasqualini.

In particolare, l’ex Assessore all’edilizia residenziale organizzava le illecite assegnazioni di immobili confiscati alla mafia ed assegnati al Comune di Lecce, in cambio di utilità elettorali con il supporto dei dirigenti dell’Ufficio Casa e di Pasquale Gorgoni, coordinatore dell’Ufficio patrimonio.

Vi era poi il ruolo di Antonio Torricelli, vicepresidente del Consiglio Comunale, che forniva lapporto indispensabile per la realizzazione di iniziative strumentali, quali l’approvazione del regolamento n. 40/13, che permetteva la creazione di una graduatoria parallela a quella ufficiale, rafforzando il controllo del bacino elettorale.



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