Dopo il no della Giunta delle immunità parlamentari all’utilizzo delle intercettazioni del senatore Roberto Marti con gli ex assessori comunali Attilio Monosi e Luca Pasqualini, nell’ambito dello stralcio dell’inchiesta “case popolari”, arriva anche quello dell’assemblea del Senato.
La decisione è stata adottata in queste ore con 139 voti favorevoli e 67 astenuti.
Il Senato ha inoltre ribadito quanto stabilito dalla giunta: possono essere utilizzati quei sette messaggi intercorsi tra Marti ed il “collettore di voti”, Rosario Greco. Dunque solo quelle intercettazioni ritenute “fortuite e casuali”.
Invece, le intercettazioni con i politici dovevano essere autorizzate preventivamente e l’ascolto delle conversazioni tra Monosi o Pasqualini e il parlamentare Marti era pienamente prevedibile e non era casuale né fortuito.
Ricordiamo che, con una nota del 29 settembre scorso indirizzata alla Presidenza del Senato, il gip Giovanni Gallo pur prendendo atto della decisione, sosteneva che dovesse essere la Camera dei Deputati e non il Senato ad occuparsi della posizione di Marti, affermando: “la competenza a decidere su una istanza di autorizzazione alla utilizzazione delle intercettazioni deve essere propria della Camera alla quale apparteneva il parlamentare al momento della commissione dei fatti (e della avvenuta intercettazione)”.
Il Senatore della Lega Roberto Marti risponde delle accuse di tentato abuso di ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato, in concorso con altri imputati “eccellenti”.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura era finita la vicenda del pagamento dell’alloggio presso un B&B e poi l’assegnazione di un immobile confiscato alla mafia. Destinatario di questo “trattamento di favore” il fratello di un boss. La posizione di Roberto Marti venne “stralciata”.
E sulla vicenda aleggia l’ombra della prescrizione, poiché son passati oltre 5 anni dai fatti contestati dalla Procura.
Prosegue intanto dinanzi al giudice della seconda sezione collegiale, il processo “Estia” sulle presunte assegnazioni illecite di alloggi popolari, in cambio di voti.
Sul banco degli imputati compaiono, tra gli altri, gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini e l’ex vice presidente del consiglio comunale, Antonio Torricelli.