Inchiesta gasdotto Tap, 19 imputati a processo. La Regione Puglia, tra le parti offese

Dovranno presentarsi l’8 maggio dinanzi al giudice monocratico Silvia Saracino, per l’inizio del processo. Non vi sarà alcuna udienza preliminare.

Finiscono sotto processo i 19 imputati, coinvolti nell’inchiesta sulla realizzazione del gasdotto Tap.

Nei giorni scorsi, il sostituto procuratore Valeria Farina Valaori ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio, nei loro confronti.

Dovranno presentarsi l’8 maggio dinanzi al giudice monocratico Silvia Saracino, per l’inizio del processo.

Dunque non vi sarà alcuna udienza preliminare, ma gli imputati potranno naturalmente difendersi dalle accuse durante il dibattimento in aula.

Gli imputati

Sono imputati: la società Trans Adraiatic Pipeline Ag Italia. E poi, Michele Mario Elia, 73 anni, originario di Castellana Grotte, country manager Tap; Gabriele Paolo Lanza, 56 anni, di Atessa (Chieti), project manager Tap; Lucio Mello, 55 anni, di Veglie, titolare dell’omonima impresa con sede a Carmiano, impegnata nell’espianto e trasporto di ulivi; Massimiliano Greco, 47enne, di Arnesano, legale rappresentante dell’impresa addetta alla installazione della recinzione;  Antonio Vallone, 49 anni, di Galatina, legale rappresentante della società subappaltatrice del montaggio della recinzione. E poi i manager della Saipem, la società appaltatrice per i lavori di costruzione del micro tunnel: Luigi Romano, 63anni, di Siracusa; Adriano Dreussi, 57 anni, di Pagnacco (Udine); Piero Straccini, 62 anni, di Pescara; Luca Gentili, 51 anni, di Milano. Non solo,anche: Yuri Picco, 41 anni, di Villanova di San Daniele (Udine) ed Aniello Fortunato, 41 anni, di Ascea (Salerno), rispettivamente, responsabile di commessa e direttore tecnico di cantiere della Icop, la società incaricata di realizzare il pozzo di spinta; Giuseppe Mariano, 54 annui, di Copertino, direttore di cantiere della Sme strade; Giuseppe Cesario  Calò, 67 anni, di San Cesario, datore di lavoro di Geoambiente srl con sede a Cavallino; Maurizio Luigi De Pacalis, 60 anni, di Galatina, rappresentante della società che ha fornito il calcestruzzo; Claudio Coroneo, 63 anni, di Galatina, amministratore dell’impresa addetta al montaggio della recinzione, e il socio  Pantaleo Notaro, 59 anni, di Galatina; Alessandro Niccoli, 40 anni, di Brindisi, amministratore dell’impresa che ha eseguito i lavori; e Marco Paoluzzi, 46 anni, di Roma, direttore dei lavori.

Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Paola Severino ( ex ministro), Francesco Paolo Sisto, Andrea Sambati, Luigi Covella, Anna Luigia Cretì, Gianluigi Manelli, Michele Laforgia e Valentina Quarta.

Le accuse contestate a vario titolo sono quelle di deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento, violazione del testo unico in materia edilizia, inquinamento idrico.

Le “parti offese”

Compaiono nel decreto, in qualità di “parti offese”: i sindaci Marco Potì per Melendugno; Fulvio Pedone di Lizzanello; Dina Manti, Corigliano d’Otranto, Luca De Carlo, di Vernole, Fabio Tarantino di Martano; Antonio Chiga, Zollino, Andrea De Pascali, Castrì di Lecce, Francesca De Vito, Calimera.

E ancora, Alfredo Fasiello, presidente del Comitato No Tap Salento; il governatore della Regione Michele Emiliano; il Ministero dell’Ambiente e le associazioni Vas Onlus, Codacons, Italia Nostra.

Sono assistiti dai legali Francesco Calabro, Luigi e Roberto Rella, Ladislao Massari, Francesca Conte, Valentina Mele, Oronzo Calzolaro, Carlo Barone, Piero Mongelli, Mario Tagliaferro, Francesco Zizzari del Foro di Bari.

Le contestazioni

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato nei mesi scorsi a 19 persone – tra cui vertici della Trans Adriatic Pipeline e i rappresentanti legali di ditte incaricate dei lavori. Nell’inchiesta sono confluiti due filoni di indagine, quello relativo ai presunti abusi negli espianti di ulivi di contrada Le Paesane e quello relativo all’inquinamento della falda.

Secondo la Procura, le opere per la realizzazione del tanto contestato gasdotto sarebbero state realizzate senza seguire le indicazioni della Valutazione di Impatto Ambientale e  “su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico”. Insomma, su zone agricole dichiarate di “notevole interesse pubblico”.

Inoltre, i lavori si sarebbero svolti in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie.

Non solo, poiché si fa riferimento anche all’espianto degli ulivi in località «Le Paesane» (gli alberi secondo la Procura sono stati “spostati” in un periodo diverso da quello autorizzato) e allinquinamento della falda acquifera a pochi passi dal cantiere, causa una mancata o incompleta impermeabilizzazione.

Stralciata invece lipotesi di truffa contestata ai vertici di Tap Italia, Michele Elia e Clara Risso e al dirigente del Ministero dello sviluppo economico Gilberto Dialuce, per non aver sottoposto l’opera alla direttiva Seveso. La conclusione alla quale era arrivato il pool di esperti incaricati dal gip Cinzia Vergine aveva chiarito la querelle: l’opera non può essere assimilabile ad uno stabilimento e quindi il terminale Tap e quello di Snam per la interconnessione con la rete nazionale devono essere considerati due progetti differenti.