Inchiesta “Orione” su traffico di droga, l’ex portiere del Lecce Davide Petrachi chiede il patteggiamento 

Sul banco degli imputati altre 32 persone. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 15 gennaio, quando verranno formalizzate le richieste ed il gup deciderà se accoglierle.

Chiedono di essere giudicati con un “rito alternativo”, gli imputati del processo “Orione”, relativo ad una presunta associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti.

Nella mattinata odierna, dinanzi al gup Carlo Cazzella, ha avuto inizio l’udienza preliminare nell’aula bunker di Borgo San Nicola.

I 33 imputati hanno invocato il rito abbreviato o l’istanza di patteggiamento. Tra di essi, compare anche lex portiere del Lecce, Davide Petrachi, 31enne di Melendugno, che è tornato a piede libero dopo essere stato ristretto ai domiciliari, che ha avanzato istanza di patteggiamento già “concordato” con il pubblico ministero, attraverso il proprio legale Annalisa Prete su cui dovrà espeimersi il giudice.

E poi: Vincenzo Amato, 41enne di Scorrano; Giuseppe Angelino, 24enne di Giurdignano; Lorenzo Antonaci, 32enne, di Borgagne; Francesco Bongiorno, 49, di Lecce; Armando Capocelli, 32enne magliese; Andrea Caputo, 39enne di Muro Leccese; Antonio De Iaco, 35enne di Poggiardo; Fabrizio De Mitri, 39enne di Botrugno; Luigi Fuso, 62enne di San Cataldo; Roberto Fuso, 38 anni, di Lecce; Virgilio Gnoni, 47enne di Nociglia; Alessandro Greco, 38 anni di Cutrofiano; Carmine De Rinaldis, 47enne di Cerfignano; Antonio Roberto Gaudadiello, 35enne di Squinzano; Stefano Gaudadiello, 33enne di Squinzano; Marco Maggio, 28 anni di Trepuzzi; Alfredo Mazzeo, 51, di Otranto; Paolo Merico, 33enne di Sanarica; Cosimo Miggiano, 36enne di Muro Leccese; Alina Elena Mihailescu, 34enne originaria della Romania ma residente ad Otranto; Giuseppe Nuzzo, 47enne di Cursi; Sergio Pede, 42enne di Otranto; Michele Serafino, 51, di Lecce; Paolo Domenico Serra, 68 anni di Carpignano Salentino; Piero Sparapane, 46enne di Lecce; Stefano Sparapane, 25enne di Lecce; Christian Stomeo, 24enne di Martano; Michele Serafino, 51, di Lecce; Vittorio Tunno, 36enne di Muro Leccese; Antonio Tomasi, 47enne di Carpignano Salentino; Francesco Zampilli, 58, di Muro Leccese ed Antonio Zezza, 31enne tricasino.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 15 gennaio, quando verranno formalizzate le richieste ed il gup deciderà se accoglierle.

I capi di imputazione

Ricordiamo che gli imputati rispondono a vario titolo e in diversa misura di: associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ( non viene più contestata l’associazione mafiosa); detenzione abusiva di armi e di materie esplodenti; estorsione; porto abusivo di armi; sequestro di persona e violenza privata.

Il collegio difensivo

Sono assistiti tra gli altri: dagli avvocati: Luigi Rella, Luigi, Arcangelo e Alberto Corvaglia, Francesco Spagnolo, Antonio Savoia, Ladislao Massari, Paolo Cantelmo, Luigi Covella, Savino Vantaggiato, Michelangelo Gorgoni.

Gli arresti

L’inchiesta è stata coordinata dal Procuratore Aggiunto Guglielmo Cataldi, assieme al sostituto procuratore Maria Vallefuoco.

Ricordiamo che nel marzo scorso, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 37 persone (alcune di esse non compaiono nell’avviso di conclusione delle indagini).

In seguito, il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vincenzo Brancato, per diverse persone.

L’Operazione prende il nome dalle tre stelle, allineate sulla stessa retta, al centro della costellazione di Orione. L’imponente indagine ha permesso di smantellare tre organizzazioni criminali a Scorrano, Martano e nel Nord Salento (tra Squinzano e Torchiarolo), in cui erano presenti molte donne.

Il cuore dell’attività era, ovviamente, il traffico di sostanze stupefacenti, ma enorme peso avevano anche le estorsioni e i furti soprattutto con il “cavallo di ritorno”.  Qualcuno, nel gruppo, era anche specializzato nei “danneggiamenti su commissione”. Praticamente si facevano pagare 1.000/2000 euro per incendiare alcuni esercizi commerciali per conto di qualcun altro, magari concorrente o che voleva dirimere dissidi personali.



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