Chieste 36 condanne per oltre 330 anni di carcere nei confronti degli imputati del maxi processo con rito abbreviato, relativo all’inchiesta “Stealth” su una presunta associazione mafiosa specializzata nello spaccio di droga. Il sostituto procuratore Alessandro Prontera ha invocato, al termine della requisitoria, tenutasi questa mattina, dinanzi al gup Maria Francesca Mariano, presso l’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola: 20 anni di reclusione per Fernando Nocera, 68 anni, residente a Lecce (ritenuto a capo del sodalizio) 6 anni per la sorella Evelina Nocera, 70 anni, residente a Peschiera Borromeo (provincia di Milano); 16 anni per Caterina Bisconti, 43enne, residente a Magliano; 6 anni ed 8 mesi nei confronti di Amalia Cadavero, 37enne, residente a Veglie; 12 anni per Valentino Cadavero, 35enne, residente a Veglie; 4 anni per Andrea Carogiuli, 48 anni, residente a Carmiano; 2 anni e 6 mesi a Luca Carogiulo, 26 anni, residente anch’egli a Carmiano; 12 anni per Giorgio Centonze, 44 anni, residente a Carmiano; 16 anni e 2 mesi per Gianluca Cirfeta, 47 anni, residente a Veglie; 18 anni per Stefano Ciurlia, 54 anni, residente a Lecce; 6 anni e 4 mesi per Daiana Stefania Coppola, 23 anni, residente a Magliano.
E ancora 11 anni e 4 mesi verso Simone Coppola, 22 anni, residente a Carmiano e Stefano Coppola, 44 anni, residente a Carmiano; 8 anni e 8 mesi per Giuliana Cuna, 50 anni, residente a Monteroni; 8 anni e 10 mesi per Antonio D’Agostino, 52 anni, residente a Monteroni; 18 anni per Alessio De Mitri, 34 anni, residente a Carmiano; 8 anni e 4 mesi per Damiano De Pascalis, 56 anni, residente a Magliano; 3 anni e 2 mesi nei confronti di Fabio Feliconi, 39 anni, residente a Lecce; 10 anni per Marcello Fella, 64 anni, residente a Carmiano; 9 anni per Vito Giancane, 35 anni, residente a Monteroni; 6 anni e 8 mesi per Cosima Lupo, 47 anni, residente a Veglie; 9 anni e 4 mesi verso Alberto Maldarella, 48 anni, residente a Novoli; 4 anni e 4 mesi nei confronti di Marco Matino, 51 anni, residente a Leverano; 8 anni per Pierpaolo Panarese, 41 anni, residente a Lecce; 8 anni e 10 mesi per Fabrizio Panzanaro, 54 anni, residente a Veglie; 9 anni per Giovanni Perrone, 56enne, domiciliato a Guagnano; 14 anni per Salvatore Perrone, 57 anni, residente a Trepuzzi; 14 anni nei confronti di Antonio Pezzuto, 42 anni, residente a Carmiano; 9 anni per Andrea Podo, 46enne, residente a Lecce; 1 anno e 2 mesi per Antonio Rampino, 27enne di Trepuzzi; 8 anni per Giovanni Saponaro, 55 anni di Veglie; 7 anni e 9 mesi a Maicol Screti, 27 anni, residente a Trepuzzi; 1 anno e 6 mesi per Manuele Sperti, 41 anni di Carmiano; 2 anni per Raffaele Sperti, 44 anni di Carmiano; 3 anni e 2 mesi per Cristian Stella, 29 anni, residente a Lecce; 17 anni e 4 mesi per Gabriele Tarantino, 44 anni, domiciliato a Monteroni.
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Simone Viva, Cosimo D’Agostino, Raffaele Benfatto, Mariangela Calò, Ladislao Massari, Stefano Prontera, Francesco Tobia Caputo, Giuseppe Romano, Luigi Rella, Salvatore Rollo, Federico Martella, Gabriella Mastrolia, Valeria Corrado, Paolo Cantelmo, Mario Fazzini, Massimiliano Petrachi, Maria Lucia Pagliara, Laura Minosi, Gabriele Valentini, Maurizio Scardia, Antonio Luceri, Mario Ciardo, Pantaleo Cannoletta, Antonio Savoia, Nadia Martina, Lucia Longo, Salvatore Greco, Vito Quarta, Giovanni Gabellone, Laura Serafino. I legali discuteranno a partire dalla prossima udienza del 2 ottobre. La sentenza è prevista il 29 ottobre.
Va detto che nei mesi scorsi è stata giudicata inammissibile, prima dalla Corte d’Appello e poi dalla Cassazione, l’istanza di ricusazione presentata nei riguardi del giudice Maria Francesca Mariano.
Nel corso dell’udienza preliminare, inoltre, l’ex sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, tra gli altri, si è costituito parte civile, come presunta vittima di estorsione.
Va detto che nel novembre del 2023, vennero arrestate 37 persone (28 in carcere e 9 agli arresti domiciliari), a seguito dell’ordinanza del gip Anna Paola Capano, chiesta dal pm Giovanna Cannarile della Dda, per associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra nonché ordigni ad alto potenziale esplosivo, estorsione, numerosi danneggiamenti a seguito di incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine, condotta dai militari della Compagnia di Campi Salentina e coordinata dalla Dda, ha preso il via nel dicembre 2020 ed è durata fino allo scorso mese di giugno.
Nel corso delle investigazioni sono stati acquisiti elementi in ordine a 26 episodi incendiari e dinamitardi nei confronti di esercizi commerciali, autovetture, cantieri, aziende agricole ed immobili.
Vi sono stati anche danneggiamenti eseguiti con l’utilizzo di colpi d’arma da fuoco nei confronti di abitazioni e l’esplosione di ordigni ad alto potenziale, di fattura artigianale, fatti deflagrare all’esterno di alcune strutture ricettive. Si sarebbero anche appurate presunte condotte estorsive in danno di alcuni imprenditori locali che svolgono la loro attività in diversi settori.
E poi, si parla della modifica di oggetti di utilizzo quotidiano, quali penne, in armi. Una biro, infatti, sarebbe stata modificata e all’interno sarebbe stato realizzato un meccanismo tale da renderla pari ad un’arma da fuoco.
Ora si attendono gli sviluppi del processo con rito abbreviato.