
Nella segnalazione inviata alla Procura Pugliese della Corte dei Conti da parte della Guardia di Finanza brindisina, che riguarda ben 482 medici, ce ne sarebbero anche alcuni della provincia di Lecce, ma anche Brindisi e Taranto. L’accusa? Aver arrecato un danno al Servizio Sanitario Nazionale di 194mila euro. Costoro avrebbero prescritto – stando ad una nota pubblicata poco prima delle 12.00 dalla sezione pugliese dell’ANSA – oltre quindicimila confezioni di antiipertensivi ad alto costo, rimborsabili purché venga effettuata preliminarmente una cura con farmaci simili, il cui costo è inferiore al primo, secondo i criteri fissati dall'Agenzia italiana del farmaco.
Le indagini, avviate dal nucleo di polizia tributaria appartenente ai “baschi verdi”, hanno riguardato l’incrocio di alcuni dati dell’azienda sanitaria, controllando le prescrizioni di medicine per insufficienza cardiaca, diabete e altre patologia ad elevato rischio cardiovascolare. Nel dettaglio, sono stati esaminati i rimborsi legati al servizio sanitario nazionale dal 2012 al 2014. Pertanto, gli stessi militari indicano pure la somma che ciascun professionista sia tenuto a rendere.
Stando a quanto sostenuto dalle Fiamme Gialle, ciò in contrasto con le indicazioni dell’Agenzia italiana del farmaco, nonché con quelle dell’assessorato regionale alla Sanità per l’attuazione del piano di rientro sanitario. Di norma, infatti, la prescrizione del tipo di farmaci contro l’ipertensione dovrebbe essere preceduta da un adeguato trattamento con preparati contenenti lo stesso principio attivo, ma non in associazione fissa (che costa circa un terzo in meno dei primi, come accennato in apertura d’articolo).
E non è tutto. Oltre a questa indagine, la guardia di finanza ha analizzato sette anni di contabilità di un imprenditore brindisino, fornitore di servizi presso l’Asl locale, rilevando una mancata dichiarazione di oltre 7 milioni di euro.