Interrogatori Parabita: l’infermiere nega di aver aiutato Giannelli a riavere la patente

Questa mattina si è svolto l’interrogatorio di garanzia degli ultimi 3 indagati ai domiciliari. Mazzotta avrebbe negato di avere aiutato Giannelli a ottenere il rilascio della patente di guida, come emergerebbe da alcune intercettazioni.

Questa mattina dinanzi al gip Alcide Maritati, si è svolto l'interrogatorio di garanzia degli ultimi tre indagati dell’operazione ‘Coltura’ che, come ormai noto, ha portato all’arresto di 22 persone, permettendo di disvelare un pericoloso intreccio di potere tra mafia e politica nel comune di Parabita.

Si tratta di Lorenzo Mazzotta, 45enne di Collepasso, difeso dagli avvocati Elvia Belmonte e Mariangela Calò;  Marco Seclì, 31enne di Parabita, difeso dall'avvocato Luca Laterza; Federico Fracasso, 30enne, di Parabita, difensore Pietro Ripa, tutti ristretti ai domiciliari. Il primo avrebbe fermamente respinto ogni addebito, in merito ad un particolare "favore" nei confronti del presunto boss Marco Giannelli. Mazzotta è infermiere in servizio presso il vecchio ospedale Fazzi e responsabile del reparto "pazienti somatizzati". Inoltre, è stato consigliere comunale nelle file dell'UDC a Collepasso, per due legislature; dal 2002 al 2007 ha anche rivestito il ruolo di Assessore con delega all'Igiene, Sanità e Ambiente.

Grazie a buoni contatti presso il SERT di Lecce, avrebbe aiutato Giannelli ad ottenere il rilascio della patente di guida. Lorenzo Mazzotta, soprannominato in paese IVAN, per ottenere ciò, avrebbe scambiato campioni di urina "contaminati" dall'uso di stupefacenti, con altri "incontaminati".
 
 A tal proposito, nell'ordinanza del Gip, c'è un intercettazione dei carabinieri tra Fernando Cataldi (amico di Mazzotta) e Marco Giannelli, in cui il primo rassicurerebbe il secondo, sulla buona riuscita del piano.
 
OMISSIS
 
Fernando: ha detto IVAN, adesso che finiamo dalle analisi di passare un attimo così ti saluta….ha detto: digli di passare un attimo…..
 
Marco: si…..
 
OMISSIS
 
Marco:
ma adesso che vado, io cosa devo dire Fernando?
 
Fernando: niente, entri e dici: ecco il SERT mi ha mandato per pisciare…
 
Marco: si ho capito, ma le ha cambiate lui?
 
Fernando: fa lui, fa lui … 
 
Marco: fa lui?
 
…….: si 
 
Marco: (bestemmia) apriamo gli occhi
 
Fernando: ha detto: tanto tu puoi entrare tranquillo…poi i risultati si cambiano soli…che ne so poi lui che cazzo fa
 
Marco: Fernando mi raccomando sai?
 
Fernando: agli altri non li ha fatti?
 
Marco: non vorrei che mi beccassero….sai quando finisce questa storia? Arriverò a 60 anni senza patente
 

Anche Seclì e Fracasso hanno risposto a tutte le domande rivoltegli dal giudice, negando ogni coinvolgimento nell'inchiesta. Come sostenuto dai loro stessi legali non ci sarebbero intercettazioni che li vedrebbe direttamente protagonisti; soltanto in una di esse, si parlerebbe di un tal Marco, che gli inquirenti ritengono essere Seclì. Quest'ultimo, nel dialogo tra Fernando e Donato Mercuri verrebbe " rimproverato" di non avere "mandato" il denaro in carcere a Donato.

Entrambi, secondo gli investigatori, procedevano allo spaccio delle droghe leggere, versando una parte dei proventi, denominati in gergo, " pensieri", al sodalizio e provvedendo al sostentamento in carcere di Donato Mercuri. 



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