Omicidio del falegname di Castri. I tre arrestati dinanzi al gip per l’interrogatorio di garanzia

Ma al termine del lungo interrogatorio, non trapela altro, considerando la delicatezza delle indagini ancora in corso. Rispondono, in concorso, delle accuse di omicidio volontario e rapina aggravata. 

Sono comparsi questa mattina dinanzi al gip per l’interrogatorio di garanzia in carcere, i tre arrestati per l’omicidio del falegname di Castri di Lecce. Il contenuto resta, però, top secret.

Angela Martella, 58 anni, nata a Gagliano del Capo, ma residente a Salve (assistita dall’avvocato Simona Reale), Patrizia Piccinni, 48 anni, originaria di Modugno (Bari), ma residente ad Alessano (difesa dall’avvocato David Alemanno) e Antonio Esposito, 39enne, originario di Tricase ma residente a Corsano (assistita dall’avvocato Luca Puce) si sono presentati davanti al gip Laura Liguori, alla presenza del sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini. Ma al termine del lungo interrogatorio, non trapela altro, considerando la delicatezza delle indagini ancora in corso. Rispondono, in concorso, delle accuse di omicidio volontario e rapina aggravata.

Ricordiamo che nella mattinata di venerdì, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere verso i tre indagati. Inoltre, è stata notificata un’informazione di garanzia a carico di un quarto soggetto (indagato a piede libero), sempre con le accuse di omicidio aggravato e rapina aggravata.

L’indagine coordinata dal pm Maria Consolata Moschettini, ha fatto luce luce sul grave fatto di sangue avvenuto a Castri di Lecce, l’11 giugno 2022, quando il pensionato Donato Montinaro, falegname 75enne del posto, è stato trovato senza vita nella sua abitazione (legato, imbavagliato e con segni di percosse).

L’uomo, come emerso dall’autopsia, eseguita dal medico legale Roberto Vaglio, è morto a seguito di “asfissia da soffocamento diretto per azione combinata di imbavagliamento, incappucciamento e strangolamento con indumenti, lenzuola e nastro adesivo”.

Le intercettazioni, i servizi di osservazione e i pedinamenti hanno consentito di chiudere il cerchio e identificare i presunti responsabili.

In base a quanto emerso nel corso dell’inchiesta (non ancora conclusa), gli indagati dopo essersi introdotti nell’abitazione avrebbero percosso, incappucciato e immobilizzato la vittima, legandole le mani ed i piedi. E si sarebbero allontanati dall’abitazione portando con sé anche una motosega e una somma di denaro in contanti, non quantificata.

Significativi spunti sarebbero stati forniti anche dalle immagini immortalate e acquisite dagli impianti di videosorveglianza presenti su tutto il territorio provinciale e dall’ascolto di alcuni testimoni. Ancora, nel corso dell’attività investigativa sarebbe emerso che le due donne, erano solite ricercare anziani benestanti ai quali richiedere somme di denaro in cambio di intrattenimenti telefonici ed altro.



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