L’ombra del voto di scambio sulle ultime elezioni comunali per decidere il sindaco di Gallipoli

Aperta l’inchiesta da parte della Procura per chiarire se l’elezione dell’ultimo sindaco di Gallipoli sia stata condizionata da compravendita di voti. Al momento sette le persone iscritte nel registro degli indagati: al centro il ballottaggio che portò all’elezione di Minerva.

Vi è un'indagine in corso della Procura leccese, per accertare presunte irregolarità nella scelta del primo cittadino. Il procuratore aggiunto Antonio De Donno, coadiuvato dagli uomini della polizia giudiziaria della Guardia di Finanza guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, ha iscritto sette persone nel registro degli indagati. Compaiono anche i nomi di amministratori e consiglieri che nel corso degli anni hanno avuto un ruolo apicale nella vita politica della " Città bella".
 
Gli inquirenti hanno già proceduto a una serie di ascolti e acquisizioni documentali, per trovare riscontri ad un esposto corredato di foto e registrazioni, presentato ai carabinieri di Gallipoli da un pregiudicato. Si ipotizza, in base a quanto sostenuto nella denuncia, la presenza di un personaggio dietro le quinte, che avrebbe stanziato una certa somma di denaro per “influenzare” la scelta e dunque l'esito per l’elezione a sindaco. Il meccanismo di voto di scambio, vedrebbe protagonisti figure politiche, mediatori ed elettori.
 
La cifra stabilita per indirizzare il voto del cittadino verso un determinato candidato sarebbe stata di 50 euro. Inoltre, si ipotizza che siano stati promessi posti di lavoro. In particolare, gli investigatori hanno puntato l'attenzione sul ballottaggio dello scorso 19 giugno.
 
Nessuno dei quattro candidati (Minerva, Fasano, Quintana e Provenzano) passò il primo turno. Il candidato del Pd e del Centrosinistra, Stefano Minerva nel turno di ballottaggio ottenne 5.810 voti (pari al 51,23 per cento), con appena 280 preferenze in più, rispetto a Flavo Fasano, candidato  per Gallipoli Futura.



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