La vittima di un sequestro era in realtà la mente della rapina, arrestate tre persone tra Novara e Nardò

Due degli autori della violenta rapina al titolare di una ditta di Novara erano già stati coinvolti nelle indagini per il tentato omicidio di Gianni Calignano, avvenuto nel centro di Nardò.

Una storia degna della trama di un film quella accaduta esattamente un anno fa a Novara e che ha portato all’arresto di tre persone. Ma andiamo con ordine, perché non è facile ricostruire mesi e mesi di indagini serrate. Era il 14 gennaio 2016, quando due individui, con il volto coperto da una parrucca per non essere riconosciuti, hanno fatto irruzione all’interno di una ditta che opera nel settore della fornitura di caffè e del noleggio di slot machine per bar e sale scommesse. Quella che si consumò tra le quattro mura dell’ufficio del titolare, fu una rapina violenta che scosse non poco la cittadina piemontese. Era presente anche un “cliente” che aveva appena ricevuto un prestito di duemila euro, da decurtare dai proventi delle macchinette installate in un bar di sua proprietà.
  
Nessuno, all’epoca, poteva conoscere i retroscena venuti alla luce con il tempo.  Una volta entrati nello studio, i due malviventi – dopo aver legato le ‘vittime’ alle sedie con del lastro adesivo – si sono impossessati dei contanti, dopo aver ‘costretto’ il titolare ad aprire una delle due casseforti, utilizzando il codice di apertura. Qui la prima stranezza: i due aggressori si muovevano con disinvoltura, come se conoscessero il luogo e sapessero esattamente dove erano nascosti i “forzieri” blindati. Prima di scappar via, con il bottino in mano, i criminali si sono impossessati di una batteria del sistema di videosorveglianza nell’errata convinzione che si trattasse dell’hard disk contenente i filmati della videosorveglianza! È stato un errore fatale: i filmati, ovviamente acquisiti dai carabinieri, hanno permesso di incastrare “mente e mani” del colpo. A finire nei guai, infatti, sono Angelo Caci, 48enne di origini siciliane, residente a Novara dove è stato arrestato. Caci, una delle due “vittime” della rapina, era in realtà l’organizzatore del colpo. Si è scoperto, infatti, che il “prestito” era solo una scusa per introdursi, senza destare sospetti, nell’ufficio del titolare della ditta con il quale sussistevano rapporti lavorativi. Gli altri due arrestati sono salentini: si tratta di Emanuele Dell’Anna, 23enne residente a Nardò, dove i carabinieri gli hanno stretto le manette ai polsi e il compaesano Giampiero Russo, classe 1989, raggiunto dalla misura cautelare in carcere a Lecce dove era già detenuto.
  
Le indagini hanno permesso di mettere insieme i pezzi e ricostruire un quadro della rapina ben diverso da quello iniziale. Si da subito, infatti, la versione del 48enne novarese non ha convinto gli investigatori. Una contraddizione, in particolare, lo ha tradito. Caci, infatti, ha raccontato agli uomini in divisa di essersi sentito male a causa dello spavento provato durante le fasi concitate della rapina. I frame degli occhi elettronici, invece, hanno immortalato un comportamento diverso: il 48enne appariva ‘stranamente’ tranquillo, nonostante fosse legato e minacciato con la pistola puntata alla testa.
  
Ad onor del vero un malore lo ha avuto: non nel corso della rapina, ma durante il primo sopralluogo dei carabinieri, quando ha scoperto che i due rapinatori non avevano prelevato i filmati della telecamera di videosorveglianza interna. Un particolare che lo interessava particolarmente. In più occasioni, infatti, Caci si è preoccupato di chiedere agli investigatori se i filmati fossero leggibili.
  
Qualcosa non quadrava e un'altra stranezza ha solo alimentato (e confermato) i sospetti. Come hanno dimostrato le immagini, i rapinatori, dopo aver frugato tra le tasche del giubbotto della ‘finta vittima’, si sono dimenticati di prendere i duemila euro in contanti che aveva appena ricevuto dal titolare della ditta che, ascoltato dai militari, aveva dichiarato che i due si sono espressi con un chiaro accento meridionale. Anche su questo ‘dettaglio’ Caci si è tradito riferendo che i malviventi fossero sicuramente stranieri.
  
La collaborazione tra i carabinieri di Novara e Lecce
Le indagini sono continuate per chiudere il cerchio e scoprire anche l’identità dei complici. Giampiero Russo e Angelo Caci erano stati accusati del tentato omicidio di Gianni Calignano, avvenuto il 16 maggio 2016. Le indagini, all’epoca, chiarirono che il fatto di sangue era scaturito dal tentativo di estorsione posto in essere in danno di un imprenditore del luogo che si rivolse a Calignano  per cercare una mediazione. È qui che le due indagini si sono incrociate. La collaborazione investigativa ha fatto il resto. Dall’analisi di una cospicua mole di dati di traffico telefonico intercorso sulle utenze in uso a Russo, Caci e Dell’Anna e dalla testimonianza decisiva dell’unica vera vittima che ha riconosciuto i tre, è stato chiuso il cerchio sui tre che, nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla rapina, erano ripetutamente entrati in reciproco contatto.
  
La Misura Cautelare
A carico dei tre la Procura della Repubblica presso il Tribunale della città piemontese (P.M. dott. Marco Grandolfo) riteneva sussistenti gravi elementi di responsabilità in relazione ai delitti di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso. Per tali ipotesi di reato, il GIP del Tribunale novarese, Angela Fasano, accoglieva la richiesta di misura cautelare applicando nei confronti di tutti e tre gli indagati la custodia cautelare in carcere. Il provvedimento è stato eseguito nella mattinata del 12 gennaio 2017 dai Carabinieri di Novara (a carico di Caci si è proceduto presso la locale casa circondariale dove, per altra causa, si trova detenuto) e dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce che hanno operato nel Salento (rintracciando Dell’Anna presso la sua abitazione e Russo presso la casa circondariale del capoluogo salentino, dove è detenuto per altra causa).
  
Nei prossimi giorni si svolgeranno gli interrogatori di garanzia.



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