
Un turismo di quantità e non di qualità, scrivevamo ieri sulle colonne di Leccenews24. Lo spunto di riflessione nasceva dall’intervento del Prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta che con lo slogan «Salento d’amare, non da bere» aveva messo il dito nella piaga, la piaga di un turismo fatto di giovani e giovanissimi per nulla interessati alle bellezze del territorio quanto, piuttosto, allo sballo senza regole a tutti i costi, in qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi location, in qualsiasi modo.
La riflessione del Prefetto nasceva dalla querelle che si era ribaltata sui mezzi di comunicazione nei giorni precedenti: alle accuse dei cittadini che non ne potevano più delle regole di minima civiltà sul nostro territorio faceva seguito la levata di scudi di molti operatori commerciali che, in più di un’occasione, hanno invitato a non insultare il turismo di basso target che giunge nel Salento, perché anche quello è indotto che crea economia. In mezzo gli amministratori, tirati per una manica da chi le città invase le vive tutto l’anno e dall’altra da chi aspetta il mese di agosto per rimpinguare le asfittiche casse commerciali, vuote per molti mesi dell’anno.
E giù con la polemica geografica: il turismo maleducato e cafone si annida tutto a Gallipoli. No, anche la tanto decantata perché bellissima Notte della Taranta attrae quel target, e giù con le polemiche politiche anche da parte di chi ha accusato la Regione Puglia di non aver lavorato per dare un’immagine del territorio a misura di famiglia e non di sballo.
Poi arrivi a Lecce, nella centralissima piazza Sant’Oronzo e trovi un senza tetto steso a terra che dorme nei pressi del parcheggio antistante il castello Carlo V dove, non appena finisce l’orario di impiego del parcometro, immediatamente arriva l’abusivo di turno. Per non parlare poi della festa con gli ambulanti che dormono sui marciapiedi e che sui marciapiedi lasciano anche traccia dei loro bisogni corporali. E che dire degli “alternativi” che stazionano su via Trinchese nei pressi delle attività commerciali che portano alla storica piazza e che, perennemente ubriachi, fermano cittadini e turisti per chiedere qualche spicciolo. Salvo poi crollare stremati e dormire sui cartoni insieme ai loro cani e dando certamente non una bella immagine del Capoluogo.
Insomma, la questione è molto più complessa di quanto non sembri e se è vero che occorre immediatamente un’inversione di rotta è anche vero che non sarà facile cambiare l’immagine di un territorio che più che per le bellezze balza agli onori della cronaca per essere avvertito come una zona franca di regole e limiti.