Omicidio di Daniele e Eleonora, carcere a vita per Antonio De Marco

Antonio De Marco, alla sbarra per aver ucciso Daniele De Santis e Eleonora Manta, è stato condannato all’ergastolo. La sentenza della Corte di Assise

Ergastolo per Antonio De Marco, lo studente di scienze infermieristiche che ha confessato l’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, la coppia uccisa a coltellate il 21 settembre 2020.

La Corte d’Assise (presidente Pietro Baffa, giudice togato Maria Francesca Mariano e giudici popolari) ha emesso la sentenza di condanna al carcere a vita nei confronti del 23enne di Casarano. De Marco è stato riconosciuto colpevole del reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.

I giudici hanno disposto il risarcimento del danno in favore dei familiari delle vittime. La famiglia di Daniele De Santis, arbitro leccese di 33 anni, è difesa dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra. La mamma, lo zio e la nonna di Eleonora Manta, 30enne originaria di Seclì, laureata in giurisprudenza con un impiego all’Inps, sono assistiti dagli avvocati Francesco Spagnolo, Stefano Miglietta, Fiorella d’Ettorre. Il papà è invece difeso dall’avvocato Luca Piri.

Ricordiamo che, in una scorsa udienza, il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini ha chiesto per De Marco, la condanna all’ergastolo con isolamento diurno di 1 anno ed ha sostenuto come l’omicidio sia stato commesso da un individuo capace d’intendere e di volere. Inoltre, il giovane studente non avrebbe ucciso una persona qualunque, ma voleva uccidere Daniele ed Eleonora perché erano felici.

La difesa di De Marco, invece, rappresentata dagli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, ha chiesto una nuova perizia sulla capacità d’intendere e di volere dell’omicida reo-confesso, poi rigettata dai giudici. I legali hanno comunque richiesto alla Corte d’Assise, il riconoscimento dell’infermità del vizio di mente, quanto meno parziale. Inoltre, hanno sostenuto che la perizia psichiatrica dei consulenti del tribunale risulterebbe inadeguata. In essa si parla di un disturbo narcisistico della personalità. Invece, secondo la difesa, De Marco sarebbe affetto da una grave condizione psicopatologica dello spettro autistico, sulla scorta delle conclusioni dei consulenti di parte. Ed hanno evidenziato che una soluzione sarebbe il ricovero in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Ad ogni modo, i legali hanno chiesto l’esclusione delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione, che comporterebbe l’applicazione del giudizio abbreviato. E infine, il riconoscimento delle attenuanti generiche, anche in virtù della collaborazione di De Marco con gli inquirenti.

Prima della camera di consiglio odierna, si è verificato un increscioso fuori programma. Una supplente della giuria popolare ha dichiarato ad un’emittente locale che De Marco dovrebbe essere condannato all’ergastolo. Subito dopo è stata revocata dalla Corte d’Assise.

Le lacrime della mamma di Eleonora

Dopo la lettura della sentenza, la mamma di Eleonora, non è riuscita a trattenere le lacrime. Non ha voluto ‘commentare’ l’ergastolo, forse perché nessuna condanna potrà restituirle la sua unica figlia né potrà alleviare in qualche modo la sofferenza che prova da quel giorno di fine settembre. È rimasta sola, Rosanna, chiusa nel suo dolore. Non ha mai rilasciato interviste per non mettere in piazza sentimenti impossibili da spiegare. Solo quando ha ricevuto la telefonata di Papa Francesco a cui aveva scritto una lettera al Santo Padre per chiedere una parola di conforto ha parlato.

In attesa della sentenza, l’Associazione Pronto Soccorso dei Poveri guidata da Tommaso Prima ha esposto dei cartelli per chiedere «giustizia».

L’arresto di De Marco

Antonio De Marco venne sottoposto a fermo il 28 settembre del 2020, dai carabinieri di Lecce ad una settimana di distanza dal ritrovamento dei cadaveri di Eleonora e Daniele in via Montello. Il provvedimento venne poi convalidato dal gip Michele Toriello. Nel corso dell’interrogatorio in carcere, il 23enne di Casarano ha riferito, in merito al movente, di avere agito spinto dalla rabbia: “Forse un gesto eclatante…. Forse fare dolore agli altri. E loro erano felici, sembravano felici”.

Antonio De Marco in un diario, inoltre, creava anche un suo avatar chiamato Vendetta, che si poneva come obiettivo la sofferenza e la morte degli altri. Una sorta di alter ego, dai contorni fumettistici (a cui ha anche dedicato un suo scritto a parte), che compare solo in alcuni frangenti, quando la rabbia del giovane è pronta ed esplodere, come poi realmente accaduto.



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