Aggressione a un 17enne nella stazione di Galatina, cinque minori condotti in una comunità penale

Il provvedimento, emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce su richiesta del Procuratore per i Minorenni, Simona Filoni

Nelle prime ore della mattinata odierna il personale di polizia giudiziaria del Commissariato di Polizia di Galatina ha dato esecuzione a cinque ordinanze cautelari emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce su richiesta del Procuratore per i Minorenni di Lecce, Simona Filoni, applicando la misura cautelare del collocamento in comunità penale, ai sensi dell’art. 22 del D.P.R. 448/1988, nell’ambito di un procedimento iscritto a carico di  10 indagati, di cui due non imputabili, tutti residenti in provincia di Lecce, con le accuse di atti persecutori e violenza privata, commessi in cooperazione tra loro ed altri minori non imputabili, perché minori di 14 anni, ai danni di altro minore affetto da disabilita.

Gli indagati rispondono, a vario titolo, anche dei delitti di lesioni personali aggravate e di diffamazione in danno di minorenne vittima di una feroce aggressione di gruppo subita all’interno della stazione ferroviaria di Galatina che, filmata con uno smartphone da una delle persone sottoposte a misura, è stata poi divulgata attraverso vari gruppi whatsapp e un social network da un altro indagato del medesimo procedimento (non attinto da misura cautelare), diventando virale e provocando lo sdegno dell’intera comunità in cui i fatti sono avvenuti a causa della brutalità e della violenza , avendo gli indagati, insieme ai due minori di 14 anni, partecipato a una vera e propria spedizione punitiva condotta con estrema brutalità ai danni della vittima e che ben avrebbe potuto arrecargli conseguenze ancor più gravi di quelle arrecategli.

Le attività investigative, avviate in seguito alla denuncia sporta dalla madre della vittima, oltre a comprendere gli ascolti protetti della persona offesa e delle persone informate sui fatti, hanno riguardato l’estrapolazione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza, la cui analisi ha consentito alla Polizia Giudiziaria delegata di identificare tutti i responsabili della vicenda.

Parallelamente, al fine di ricostruire ogni circostanza relativa ai gravi fatti di reato e di individuare in maniera puntuale le responsabilità in capo a ciascun indagato, sono stati sequestrati gli smartphone utilizzati dagli autori dell’aggressione e sono stati disposti accertamenti medico-legali sulla persona offesa, al fine di valutarne le eventuali conseguenze dell’aggressione subita. Tali accertamenti sono tutt’ora in corso.

I fatti che hanno dato origine al procedimento sono stati consumati il 16 aprile quando, dopo aver attirato la vittima all’interno della sala d’aspetto della stazione, le cinque persone sottoposte a misura cautelare, agendo in concorso con altri due minori non imputabili, hanno barbaramente aggredito la persona offesa sferrandole numerosi calci e pugni procurandole lesioni personali, con l’aggravante di avere agito in condizioni di tempo e di luogo tali da ostacolare la  difesa, a causa della assenza di persone in grado di intervenire a quell’ora in una stazione deserta, a parte le tre ragazze rimaste pietrificate davanti alla scena, nonché della evidente superiorità numerica e della supremazia fisica, forti del senso di appartenenza alla “gang del bosco“, circostanza, questa, nota alla persona offesa. Nel frattempo, uno degli indagati filmava l’intera scena con il proprio telefonino.

Una volta terminata l’aggressione, tutti i giovani coinvolti, hanno inseguito la vittima che nel frattempo aveva trovato riparo presso l’abitazione di un amico, tentando di sfondare il portone e pronunciando minacce e frasi discriminatorie che si protraevano per un tempo di circa un’ora e mezzo, fino a quando una donna, affacciatasi da una abitazione vicina, non ha minacciato di chiamare la Polizia riuscendo a farli desistere.

Le successive indagini, coordinate senza sosta da questa Procura e svolte dal Commissariato  di Galatina, hanno consentito di accertare che, anche in passato, da almeno tre anni, la persona offesa era stata ripetutamente molestata, minacciata e picchiata da alcuni degli indagati i quali, in più occasioni, lo avevano aggredito, schernito e umiliato, anche pronunciando frasi discriminatorie rispetto alle sue origini, finendo per generare nello stesso un grave stato di ansia e paura per la propria incolumità e per quella delle persone che con lui si accompagnavano, nonché costringendolo a cambiare le proprie abitudini di vita per evitare di incontrare gli indagati i quali, sovente, lo avevano picchiato senza alcuna ragione, così come accaduto in data 12 aprile 2025.

Le indagini hanno consentito di accertare la consumazione di ulteriori reati, tra cui quello di diffamazione aggravata a mezzo di sistemi telematici e quello di percosse consumate dagli indagati in concorso con altre persone.

Tutti gli elementi acquisiti nel corso delle indagini sono confluite in una richiesta di misura cautelare che il Gip presso il Tribunale per i minori di Lecce ha accolto, riconoscendo la sussistenza del grave quadro indiziario a carico di tutti gli indagati ed il pericolo che gli stessi potessero reiterare altri gravi delitti della medesima tipologia ed alterare il quadro accusatorio inducendo la vittima a ritrattare le proprie dichiarazioni ovvero a ridimensionare la portata delle stesse.

Le ordinanze eseguite in data odierna giungono dopo la terribile aggressione di un ragazzo minorenne, selvaggiamente picchiato da sei ragazzi, mentre una settima persona riprendeva la scena, con calci, pugni, colpi variamente inferti anche con la cintura, i quali continuavano nel loro pestaggio anche quando la vittima, ormai rannicchiata a terra, si lamentava penosamente: la durata dell’aggressione è di 26  secondi ma la diretta visione del filmato restituisce una dilatazione temporale dovuta alla reazione emotiva dello spettatore di repulsione rispetto a quanto si vede e di pena per la vittima.

Le indagini proseguono per fare luce su altre aggressioni, anche consumate ai danni di altre vittime.