Il caso della morte di Ivan Ciullo, il dj ‘ufficialmente’ trovato impiccato ad un albero di ulivo in una campagna di Acquarica del Capo è tutt’altro che chiuso. La famiglia dello speaker radiofonico non ha mai accettato la tesi del suicidio e continua a cercare la verità, convinta che Navy, quel 22 giugno 2015, non si è tolto la vita. Nuove ‘prove’ emergerebbero dalla nuova consulenza tecnica – “Memorie di indagine” – depositata in Procura, nei giorni scorsi, dall’avvocato Paolo Maci e curata dal dottor Roberto Lazzari, perito e criminologo investigativo nominato dai genitori di Ivan, Rita Bortone e Sergio Martella. Dalla consulenza, emergerebbe che l’unico indagato – un uomo con cui il giovane salentino aveva avuto una relazione tormentata – avrebbe mentito agli inquirenti.
Le contraddizioni nei tabulati telefonici
Più di una domanda emerge dall’analisi dei tabulati telefonici dell’indagato che – secondo il criminologo Lazzari – avrebbe acceso un faro sulle contraddizioni in cui l’uomo è caduto non solo quando ha parlato delle telefonate e dei messaggi scambiati con la vittima il giorno della morte, ma anche sui suoi spostamenti. I tabulati, infatti, dimostrerebbero che ha mentito e che si trovava ad Acquarica del Capo proprio nelle ore in cui è stata collocata la morte del ragazzo.
L’uomo avrebbe affermato di aver ricevuto dei messaggi da Ivan, ma di non averli letti. La perizia tecnica, invece, dimostra che li ha visualizzati poco dopo averli ricevuti. «Per quale ragione quei tabulati che contenevano la prova delle bugie dichiarate dall’indagato – si domanda la famiglia – non sono stati oggetto di ulteriori indagini, ma anzi hanno portato ad una richiesta di archiviazione del caso?».
I misteri su quel giorno: domande senza risposta
«Nel riepilogare gli esiti delle indagini svolte in questi 5 anni, la relazione mette in evidenza anche altri aspetti della vicenda che meritano approfondimenti investigativi. Dov’è il mazzo di chiavi che era nella tasca del ragazzo quando fu ritrovato cadavere? E i suoi abiti, perché non sono stati restituiti ai genitori? Che fine hanno fatto? Qualcuno ne ha ordinato la distruzione? Il cavo microfonico al quale è stato trovato appeso il corpo di Ivan Ciullo risulta tagliato ad una estremità probabilmente con un taglierino. L’altra metà del cavo è stata rinvenuta nel bagagliaio della macchina del ragazzo, ma nell’auto non è stata trovata alcuna arma da taglio. Forse il cavo è stato tagliato da qualcun altro?». Sono queste le domande a cui la famiglia non ha ancora trovato risposta. Domande che mamma Rita e papà Sergio pretendono che vengano chiarite.
Ma i misteri su quel giorno ruotano anche intorno al cellulare di Ivan. Alle 19.09 si trovava nel centro di Taurisano e non in località Calie, dove è stato ritrovato il suo corpo e dove la sua macchina si era fermata alle 17.13, come testimonia il satellitare installato nell’auto.
Che cosa è successo a Ivan? Ha deciso di togliersi la vita o è stato un omicidio mascherato da suicidio? Nemmeno l’autopsia ha chiarito i dubbi. Nessuno è riuscito a spiegare come mai Ivan, che avrebbe deciso di farla finita stringendosi intorno al collo il cavo di un microfono, sia stato trovato con le gambe flesse, quasi inginocchiato. E perché lo sgabello utilizzato per impiccarsi non avrebbe nessun segno, nessuna impronta. Non si è nemmeno infossato nel terreno con il peso del giovane. Nulla.
