
«Aveva sostituito la piccola alla compagna “come se fosse lei la moglie”, domandandole le incombenze domestiche di pulizia e cura della casa o pretendendo che la bambina lo accompagnasse a fare la spesa, imprecando e diventando violento se la madre si occupava della casa al posto suo. Colpendola con schiaffi in faccia e sul sedere, colpi di cinta sulle cosce e sulla schiena, le tirava i capelli, le sferrava calci nella pancia e la apostrofava con parole come piccola troia, bastarda, traditrice, puttana». È solo uno dei passaggi choc dell’ordinanza a firma di Alessandra Sermarini che parla di come l’uomo finito in carcere considerasse e trattasse la bambina come una moglie. «La moglie bambina», scrive la giudice.
«La piccola era divenuta la sua compagna – si legge – dovendolo accompagnare ogni volta che usciva, portandola in campagna anche di sera tanto che mancavano da casa tutta la giornata. E quando rincasavano si assicurava che la bambina non comunicasse con la madre, alla quale era impedito ogni contatto, pena la violenza». E la violenza non mancava in quella casa in un comune del basso Salento, in tutte le forme. Un vero e proprio inferno.
Le violenze sessuali
L’uomo aveva nei confronti della figliastra delle attenzioni sessuali. La piccola ha confidato che era stata costretta a subire rapporti anali e che l’uomo le chiedeva di “dare baci al suo coso”. Violenze che la bambina ha avuto paura e vergogna a confidare. Quando la psicologa durante l’ascolto protetto le chiede quante volte sia accaduta quella cosa che non vuole raccontare, la bambina risponde “alcune volte”.