Bancario morto in una cella messicana, continua il processo di Appello

Cecilia Greco, madre di Simone e Gaetano Renda, parti civili nel processo, attendono di ottenere giustizia a 7 anni di distanza dalla conclusione del processo di primo grado.

Continua il processo di Appello, con le accuse di omicidio e tortura, per i sei imputati ritenuti responsabili della morte di Simone Renda, bancario leccese di 34 anni, avvenuta il 3 marzo del 2007 in un carcere messicano a Playa del Carmen. Nella mattinata di ieri, dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Lecce, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, hanno preso la parola gli avvocati. Il legale Paola Balducci, che assiste i familiari della vittima, ha chiesto la conferma della condanna di primo grado, in linea con quanto invocato dall’avvocato generale Giovanni Gagliotta. Cecilia Greco, madre di Simone, e Gaetano Renda, entrambi parti civili nel processo, ed entrambi presenti oggi in aula, attendono giustizia a 7 anni di distanza dal processo di primo grado.

Successivamente hanno discusso i legali dei sei imputati (tutti contumaci), difesi d’ufficio dagli avvocati: Nicola Leo, Valerio Centonze, Leonardo Maiorano, Alessandra Tomasi che hanno chiesto l’assoluzione.

La Corte ha rinviato il processo al 12 dicembre per eventuali repliche e per la sentenza.

Nel gennaio del 2017, la Corte d’Assise di Lecce aveva inflitto 138 anni di carcere a sei imputati. Nello specifico: 25 anni di reclusione per direttore e vicedirettore del Carcere Municipale; stessa pena per il giudice qualificatore di turno. E poi 21 anni per le due guardie carcerarie e per il responsabile dell’ufficio ricezione del carcere. Inoltre, aveva disposto una provvisionale complessiva di 250mila euro per le parti civili, oltre al risarcimento in separata sede.

Ricordiamo che il primo marzo del 2007, Simone Renda che si trovava in vacanza, fu arrestato per un illecito amministrativo, mentre si trovava in un hotel messicano ed era in procinto di tornare in Italia. E morì in cella a Playa del Carmen, due giorni dopo, poiché non gli fu prestata alcuna assistenza sanitaria, nonostante le precarie condizioni di salute.

Ora si attendono gli esiti del processo di Appello.