Lady Diana, la favola della principessa triste finita nel tunnel de l’Alma

La notte del 31 agosto 1997 Lady Diana, la donna più famosa e più fotografata del mondo e il suo compagno Dodi Al-Fayed persero la vita in un terribile incidente stradale sotto il ponte dell’Alma, a Parigi.

Pochi riusciranno a dimenticare quella notte del 31 agosto 1997, quando la favola della principessa triste che aveva commosso il mondo intero si concluse con un finale tragico quanto inaspettato. Nella Mercedes SL380 nera che si era schiantata a folle velocità contro il tredicesimo pilastro del tunnel de l’Alma c’era Lady Diana. Accanto, il compagno Dodi Al-Fayed, morto sul colpo.

Le immagini di quel terribile incidente stradale nel cuore di Parigi, scattate dai paparazzi che volevano ‘immortalare’ la coppia più ricercata dai giornali di cronaca rosa, hanno sconvolto il mondo intero. Molti scatti furono chiusi in un cassetto, per quella forma di rispetto che era mancata e che aveva spinto Lady D a lasciare il lussuoso hotel Ritz per fuggire in un appartamento di famiglia in Rue Arsène Houssaye, a pochi passi dall’Arco di Trionfo, dove non arriverà mai. Era uscita da una porta secondaria, fasciata nel suo blazer blu e pantaloni bianchi, elegante come sempre, dopo aver depistato la maggior parte dei paparazzi piazzati all’ingresso principale con un’auto civetta. L’ultima immagine di Diana è quella ripresa alle 0,15 del 31 agosto dalle telecamere dell’ascensore. Sorride.

Quando uno dei fotografi riesce ad aprire lo sportello posteriore dell’auto la principessa era ancora viva. Romuald Rat, questo il suo nome, arrivato nella galleria in fretta in sella alla sua motocicletta, cerca di rassicurarla. Lei riesce a sussurrare solo “Oh mio Dio” o forse era il nome Dodi mormorato a fatica. Furono le sue ultime parole. Le ambulanze raggiungono il tunnel in 7 minuti, quando le lancette dell’orologio avevano da poco segnato mezzanotte e mezza. Un’ora dopo Diana era ancora intrappolata nelle lamiere. Ha un primo arresto cardiaco. E un secondo, mentre il Principe Carlo e la famiglia reale venivano informati dell’accaduto

Non ci fu nemmeno una corsa disperata in ospedale. L’ambulanza, scorata dalla polizia, procede a bassa velocità per le gravissime condizioni della principessa del Galles. Alle 4.05 dopo 150 fiale di adrenalina somministrate dai medici del Pitié-Salpêtrière per cercare di salvarle la vita, il cuore di Diana Spencer smette di battere. L’annuncio ufficiale della morte della principessa del Galles arriva alle 5:30.

I misteri e le teorie complottistiche sulla morte di Lady Diana

Questa è la cronaca dell’incidente, avvenuto ufficialmente perché Henri Paul – un impiegato di fiducia  dell’albergo di proprietà del magnate Mohamed Al-Fayed – aveva bevuto molto. In quel periodo stava anche assumendo alcuni farmaci antidepressivi, come il Prozac.

Sono passati tanti anni da quella notte, ma le voci su quanto accaduto nella galleria del Pont de l’Alma non si sono mai fermate, hanno riempito pagine di giornali, sono diventate libri e inchieste che hanno provato a ricostruire la reale dinamica dell’incidente. Tutte cercano di rispondere alla stessa domanda, «la principessa avrebbe potuto salvarsi se….?»

La verità è che Lady D non indossava la cintura di sicurezza. Un “errore” che ha influito sulle probabilità di salvezza, ma i membri della Royal family sono soliti non allacciarle perché in caso di pericolo devono muoversi in fretta ed essere liberi di uscire dall’abitacolo nel miglior tempo possibile. A quanto pare, Diana non aveva cambiato questa abitudine. L’unico che le portava quella notte, il bodyguard Trevor Rees Jones, si salvò.

C’è chi ha sostenuto che l’autista Henri Paul, ex pilota e uomo di fiducia dei Fayed, perse il controllo della Mercedes a causa dei flash dei paparazzi. Teoria vera solo in parte. L’unica colpa dei fotografi è quella di aver innescato la catena di eventi che ha portato all’incidente.

C’è anche chi sostiene che fu per colpa di una Fiat uno bianca, mai trovata. C’è solo una piccola traccia un baffo di vernice. Nulla in più.

E poi le chiacchiere sul fatto che Lady D fosse incinta (uno scandalo per l’epoca. Per i Windsor sarebbe stato impensabile che il principe William, futuro re d’Inghilterra, avesse un fratellastro musulmano) o che qualcuno la volesse morta per quel fidanzamento mai ufficializzato visto che il giovane multimiliardario egiziano avrebbe acquistato un prezioso anello per Diana che non ha mai ritirato. Si è mormorato anche che volessero sposarsi o che era già stato organizzato il matrimonio. Cosa piuttosto improbabile se – come vuole un’altra teoria costruita sul ‘si dice’ – la storia di Dians con Dodi era solo una montatura, una messa in scena per far ingelosire il suo grande amore, il medico pakistano Hasnat Khan.

Anche se nessuna tesi ha mai trovato conferma, la favola del complotto rimarrà, come il mito di Lady Diana.

I misteri

Anche gli errori e le casualità hanno arricchito il mistero della morte della principessa. All’ingresso, all’uscita e all’interno del Tunnel dell’Alma ci sono 14 telecamere di sorveglianza. L’incidente è avvenuto in un punto cieco del percorso e non esistono immagini dello schianto. E poi l’auto su cui Diana e Dodi viaggiavano era già stata coinvolta in un terribile incidente a 160 Km/h. A causarlo era stato un carcerato che nel 1995 l’aveva rubata al legittimo proprietario, un manager francese. Risistemata alla bell’e meglio, la Mercedes portava ancora i segni (non visibili) dell’urto, ma finì lo stesso tra i mezzi di trasporto usati dall’hotel. Al Ritz nessuno voleva guidarla.

Il funerale

Al funerale per le strade di Londra parteciparono 3 milioni di persone. Durante la cerimonia Elton John cantò Candle in the Wind e il fratello di Diana disse di lei che lei negli ultimi anni aveva «dimostrato di non aver bisogno di un titolo reale per continuare a generare il suo particolare tipo di magia». Trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo fu seguito da oltre due miliardi di persone.



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