Addio a Pino Faggiano, docente e artista che ha dipinto il suo amato Salento

Si è spento nella note, all’età di 81 anni, Pino Faggiano. Se n’è andato “un artista salentino per natali e per anima”, come si scrive di lui.

Si è spento a 81 anni Pino Faggiano, docente e artista molto noto a Lecce e non solo. Nato nel 1938 da padre ferroviere, Cesare e madre casalinga, Edvige che lo ha dato alla luce alla tenerissima età di 15 anni, Pino ha capito subito che nel suo destino c’era l’arte che amava al punto da frequentare l’Istituto d’Arte (diplomandosi nel 1957) e l’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Dopo aver sostenuto gli esami di abilitazione, intraprende la professione di insegnante, come ha sempre desiderato.

Mostre personali e collettive a carattere nazionale e internazionale hanno impreziosito la sua vita, fin dai quando ha cominciato a muovere i suoi primi passi, a costruirsi la sua carriera. Era giovanissimo quando si è fatto ‘notare’ ai concorsi di pittura, nei quali si distinse nella tecnica dei gessetti. Ma è nel collage fotografico e nell’olio collage, più consone al suo temperamento, che trova la sua dimensione, un modo di espressione. Sono gli anni dei grandi movimenti di massa, delle contestazioni studentesche e il collage ha una forte capacità evocativa, rivelandosi lo strumento di ricerca che offre nuove possibilità formali ed espressive.

L’artista leccese guarda al futuro con l’intuito della fede e spera in cieli nuovi e terre nuove per un rifacimento “ab imis” della società. Non si spiegano diversamente alcune sue composizioni come “I deportati” e “La fede è certezza”, così taglienti e cariche di significato estremamente semantico, quale rapporto tra segno e contenuto.

Il Salento visto da Faggiano

Nei primi anni settanta, ritorna a dipingere su tela con l’olio, tecnica che padroneggia con maestria e che gli consente di raccontare i paesaggi della sua terra. Questa volta con uno sguardo al passato, considerato come fil rouge, trait d’union. Il Salento, con le sue case, i suoi arenili infiniti, le sue distese pianeggianti, i suoi cieli, i suoi mari che giocano come in una carambola, inebriati, come la sua gente, da un sole che è vita. Tele che diventano il biglietto da visita di Faggiano, la sua “carta di identità” che lo contraddistingue come artista e come uomo. Il vento, il sole, il mare, il suo Salento fanno da cornice e sono il filo conduttore di tutti i suoi quadri.

Terrazze e tetti, campanili e muri. E spiagge deserte, assolate, barche tirate sulla sabbia a riposare, cabine, ricordi. Il mare di questi anni sembra appartenere a un mondo lontano in cui viaggiano le sue solitudini immense. Ricordi veri, tiepidi di vita. Il colore è il tramite fra la vita e il ricordo.

Le sue tele mettono in luce i drammi e le croci, i sogni e il pianto della nostra terra. Gridano la protesta dell’artista che fa della sua arte un impegno per migliorare le condizioni del contesto salentino, additando le piaghe delle abitazioni anguste, delle case sperdute nelle campagne o in riva al mare.

È un Salento povero, delle campagne, dei contadini, dei pescatori, l’habitat dell’umile gente. E l’ulivo contorto l’albero che meglio impersona lo strazio delle campagne arse dalla calura. Ma sono questi piccoli paesi scalcinati e diroccati i paesaggi che lui ama.

Se n’è andato un artista salentino per natali e per anima, come si scrive di lui. Un artista che non asseconda le mode, né si è lasciato influenzare da loro, ma che va per un sentiero tutto suo seguendo le sue due anime: quella culturale, di estrazione scolastica, legata alla sua formazione tra Lecce e Firenze e l’altra più spontanea ed esuberante, ma pur sempre sobria.

Anche Leccenews24 si unisce al dolore che ha colpito la moglie, le amate figlie Maria Rosaria e Francesca e il figlio Luca.