“Aportone si è sbarazzato dell’arma del delitto”. I motivi del nuovo arresto del presunto killer di Nestola

Le esigenze cautelari, sostiene il gip Sergio Tosi, sono da ritenersi di “eccezionale rilevanza”, essendo l’indagato una persona ultrasettantenne.

“Si è visto come l’indagato abbia soppresso elementi di prova a suo carico procedendo, oltre che all’eliminazione dell’arma usata per commettere il delitto, alla distruzione del ciclomotore utilizzato”. È uno dei passaggi della nuova ordinanza, a firma del gip Sergio Tosi, che ha portato al secondo arresto di Michele Aportone, 70 anni di San Donaci, per l’omicidio dell’ex carabiniere Sivano Nestola.

E difatti, sostiene il gip: “anche se sono state analizzate le armi in suo possesso ed è stato escluso che una di esse sia quella utilizzata per commettere il delitto si tratta di una circostanza che comunque non influisce sui gravi indizi di colpevolezza a suo carico”.

Riguardo l’aspetto della premeditazione, il gip Tosi afferma: “Si è visto come l’omicidio sia stato da questi progettato con estrema accuratezza ed in particolare adottando una serie di accorgimenti utili a distogliere dalla propria persona qualsiasi elemento di sospetto. Non deve sorprendere, dunque, che l’arma utilizzata per l’omicidio non sia stata individuata tra quelle rinvenute in suo possesso: trattandosi del principale elemento che poteva collegarlo al delitto è assolutamente ragionevole ritenere che sia stato anche il primo elemento di prova del quale si è sbarazzato, con tutta probabilità nell’immediatezza dei fatti”.

Fondamentali sono state, fra le altre cose, minuscole tracce di polvere da sparo che i carabinieri del Ris di Roma hanno trovato sugli indumenti sequestrati all’uomo. Si tratta di abiti ritrovati, durante le indagini, in una sua autovettura.

E continua il gip, affermando: “vi è un chiaro ed inequivoco movente che ha certamente spinto il prevenuto a fare materialmente fuoco su Silvano Nestola il 3 maggio di quest’anno davanti agli occhi del figlio undicenne, in tal modo cagionandone la morte a soli 45 anni. Che questo sentimento di radicata ostilità nei confronti della relazione sentimentale tra Silvano Nestola e la figlia di Aportone fosse condiviso pure dall’odierno indagato è possibile desumerlo in primo luogo dal fatto che la giovane, contrariata per l’atteggiamento oppositivo della madre, rifiutava al padre di vedere il nipote”.

Le esigenze cautelari, continua il gip, sono da ritenersi di “eccezionale rilevanza”, essendo l’indagato persona ultrasettantenne.

Sostiene il giudice che: “la violenza utilizzata per sopprimere Nestola, ben potrebbe nuovamente essere utilizzata nei confronti di tutti coloro (familiari e persone a lui estranee), che sinora hanno reso dichiarazioni nel presente procedimento che costituiscono elementi di prova a suo carico”.

Riguardo la ricostruzione degli eventi, il giudice afferma: “Una volta deciso di sopprimere fisicamente Silvano Nestola, non solo l’indagato ha escogitato l’ingegnoso escamotage di utilizzare due mezzi di trasporto, l’uno caricato all’interno dell’altro; ma dopo il delitto ha posto in essere una serie di condotte finalizzate a sopprimere qualsiasi elemento che potesse costituire un elemento di prova a suo carico. Oltre a sbarazzarsi dell’arma utilizzata, ha sezionato il ciclomotore, dando alle fiamme e disseminandone in quattro luoghi diversi i pezzi, ha cancellato dal proprio cellulare qualsiasi traccia relativa al controllo a mezzo GPS degli spostamenti della figlia”.

Secondo il gip Tosi, infine. “Gli agiti violenti di cui si è fatto cenno sono invero sintomatici di una capacità criminale del prevenuto assolutamente proclive all’utilizzo della violenza come modalità di relazione interpersonale, apparendo Michele Aportone riottoso al rispetto delle comuni regole del vivere civile e del tutto inaffidabile circa lo spontaneo rispetto di misure più gradate di quella carceraria”.

Ricordiamo che nei giorni scorsi, un vizio procedurale rilevato dal Tribunale del Roesame aveva restituito la libertà a Michele Aportone, padre della ex compagna del maresciallo, ma per l’uomo si sono aperte di nuovo le porte di Borgo San Nicola. È stato arrestato nella giornata di ieri dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Lecce su ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere a firma del gip Sergio Tosi, dopo la richiesta di arresto dei pubblici ministeri Alberto Santacatterina e Paola Guglielmi.

Michele Aportone risponde del reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. È assistito dall’avvocato Francesca Conte.



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