Rapina sfociata in omicidio dell’ex direttore di banca: i due fermati fanno “scena muta” dinanzi al gip

Dinanzi al gip Laura Liguori ed alla presenza, tra gli altri, del sostituto procuratore Alberto Santacatterina, si è tenuta l’udienza di convalida del fermo.

“Scena muta” dinanzi al giudice per Paulin Mecaj, considerato l’autore materiale dell’omicidio di Giovanni Caramuscio, ex direttore di banca. Dinanzi al gip Laura Liguori, presso il carcere di Borgo San Nicola, ed alla presenza, tra gli altri, delsostituto procuratore Alberto Santacatterina, si è tenuta l’udienza di convalida del fermo del 30enne di origini albanese, ma residente a Lequile.

Mecaj, difeso dall’avvocato Luigi Rella, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Come riferisce il suo legale: “Non era in grado di affrontare un interrogatorio. Forse ha visto tanta gente e siccome non è aduso alle aule di giustizia ha preferito non rispondere. Vedrò di parlare meglio con lui. Non è da escludere che possa essere ascoltato in un secondo momento”.

Si è avvalso della facoltà di non rispondere, dinanzi al gip, anche il presunto complice Andrea Capone, 28enne originario di Tricase, ma residente a Lequile. È assistito dagli avvocati Raffaele Francesco De Carlo e Maria Cristina Brindisino. Quest’ultima, precisa:” Il ragazzo è molto provato ed essendo incensurato non è mai stato in carcere”. Anche in questo caso, non è da escludere che Capone possa essere ascoltato più avanti.

I due fermati rispondono di omicidio volontario aggravato, in concorso, porto abusivo di arma alterata e ricettazione. Successivamente, il gip Liguori ha convalidato il fermo e confermato la misura cautelare del carcere per entrambi.

Si terrà, nella giornata di domani l’autopsia per ricostruire con esattezza le cause della morte. L’incarico sarà conferito al medico legale Alberto Tortorella. I familiari di Giovanni Caramuscio sono assistiti dall’avvocato Stefano Pati. Non solo, poiché sempre il pm Alberto Santacatterina conferirà l’incarico al consulente tecnico Maurizio Ingrosso. Si tratta di un accertamento tecnico non ripetibile sul contenuto del cellulare di Paulin Mecaj. Verranno analizzati anche i due telefonini in uso al presunto complice Andrea Capone.

Da quanto già emerso nel corso delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale e della Compagnia di Lecce, l’ex direttore di banca è stato attinto da due colpi di pistola che hanno raggiunto il torace, dinanzi agli occhi della moglie. Il 69enne di Monteroni è stato sparato, intorno alle 23.00 di venerdì scorso, mentre prelevava ad uno sportello del Banco di Napoli che si affaccia sulla Lequile-San Pietro in Lama.

Grazie ad alcune preziose testimonianze, i militari sono prima risaliti a Mecaj. All’interno della casa, i carabinieri hanno trovato la presunta arma del delitto che il 30enne avrebbe cercato di nascondere in una pianta. Poche ore dopo, i carabinieri hanno identificato il presunto complice. Capone sarebbe stato incastrato dalla felpa scura a maniche lunghe ritrovata all’interno di un pozzo dai Vigili del Fuoco e che, come emerge dai filmati dei sistemi di videosorveglianza, sarebbe la stessa che indossava il rapinatore non armato, la sera del tragico fatto di sangue. Si tratta dell’indumento che il 28enne ha vestito in altre occasioni, così come evidenziato in due foto pubblicate sul suo profilo facebook.



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