“Ero più arrabbiato del solito…e mi sono deciso di farlo”: la confessione di De Marco davanti al gip

Il giovane ha riferito di alcuni gesti autolesionistici, prima dell’omicidio, mostrando una cicatrice alla caviglia destra, per avere utilizzato la lama arroventata di un coltello.

“Ero più arrabbiato del solito….. Sarà stato dettato tutto dalle crisi che ho avuto quel giorno e mi sono deciso a farlo, alle volte riuscivo a fermare i miei pensieri, sia quelli autolesionistici che quelli magari rivolti ad altri…quel giorno no”. È uno stralcio del verbale di 70 pagine dell’interrogatorio di Antonio De Marco, l’omicida reo confesso di Eleonora Manta e Daniele De Santis, tenutosi nel carcere di Borgo San Nicola, il 1 ottobre scorso.

Davanti al gip Michele Toriello, al pm Maria Consolata Moschettini ed alla presenza dei due avvocati difensori, Andrea Starace e Giovanni Bellisario, il 21enne di Casarano ha provato a ricostruire, seppur con diversi “non lo so” e non ricordo”, le fasi dell’omicidio del 21 settembre scorso ed i motivi che lo hanno spinto a uccidere la coppia. E riferisce: “Non so neanche io che cosa mi ha spinto a fare quello che ho fatto. In certi momenti ho ricordi frammentati, non ricordo tutto in continuità…ogni tanto avevo… non lo so, come delle crisi in cui scoppiavo a piangere all’improvviso”. E aggiunge in un altro passaggio: “Forse un gesto eclatante…. Forse fare dolore agli altri”.

Il giovane ha inoltre riferito al giudice di alcuni gesti autolesionistici, prima dell’omicidio. E racconta “Questa cicatrice. Alla caviglia destra. Me la sono fatta da solo. Mi sono ustionato. Con la lama di un coltello. E aggiunge in un altro passaggio: “Ci sono stati dei momenti in cui magari sono stato tentato di… non lo so, di rubare magari qualche farmaco dall’ospedale, ma non l’ho fatto. Forse per uccidermi, per farmi del male.” Ed ha aggiunto di aver preso solo in una occasione una scatola di Xanax.

Riguardo la ricostruzione dell’omicidio, De Marco ha detto di avere fatto la copia delle chiavi, forse per “avere il controllo di un qualcosa”. Riguardo la scritta sul muro che aveva segnato su uno dei cinque bigliettini ritrovati dagli inquirenti, sostiene De Marco: “Forse un messaggio contro la società, magari un pensiero che mi veniva in mente”. Ed infine si è soffermato sulla frase della “caccia al tesoro”, riportata su di un altro biglietto. “Non ricordo bene che cosa intendevo, forse era rubare qualcosa…..Il tempo di girare, di mettere a soqquadro tutto per trovare qualcosa. Buttavo i tempi così, era una cosa anche molto confusionaria. Molte cose forse non lo so se sono scritte di seguito, in una stessa giornata, diciamo. Sono pezzi frammentati di… non lo so, una parola un giorno, una parola un altro giorno.”

Ed infine ha parlato del ritorno nell’abitazione di via Fleming: “Quando sono tornato a casa….Mi sono tolto i pantaloni e la felpa e mi sono poggiato sul letto, poi ho vomitato un po’. Poi mi sono fatto la doccia”. E ha riferito di avere buttato chiavi, coltello e indumenti sporchi di sangue, in un bidone della spazzatura. Anche se, ha aggiunto al giudice, una considerazione” Che comunque mi avrebbero preso. Anche quando ho fatto la strada del ritorno.”



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