
Dovranno affrontare a breve un processo i due presunti responsabili dell’omicidio dell’ex bancario Giovanni Caramuscio, freddato con due colpi di pistola, il 16 luglio scorso, nei pressi dello sportello bancomat a Lequile.
Paulin Mecaj, 30enne di origini albanesi, ma residente a Lequile e Andrea Capone, 28enne originario di Tricase, ma residente a Lequile, dovranno presentarsi davanti ai giudici della Corte d’Assise, per l’inizio del processo. Difatti, in queste ore, il gip Laura Liguori ha emesso un decreto di giudizio immediato nei loro confronti, come richiesto dal pm Alberto Santacatterina, in virtù delle prove raccolte in fase d’indagine, che permettono di bypassare l’udienza preliminare. Rispondono dei reati di omicidio aggravato, rapina e porto abusivo di arma.
Paulin Mecaj è difeso dagli avvocati Luigi e Roberto Rella. Andrea Capone è difeso dagli avvocati Raffaele Francesco De Carlo e Maria Cristina Brindisino. I legali potranno presentare, al momento come atto formale, la richiesta di rito abbreviato. Infatti, sulla base della norma di legge dell’aprile del 2019, ritenuta poi legittima dalla Corte Costituzionale, per i reati punibili con l’ergastolo, non è possibile accedere a riti alternativi. La difesa potrebbe però avanzate la richiesta, nel caso in cui nel corso del processo dovessero “cadere” le aggravanti reato di omicidio contestato dal pm Alberto Santacatterina.
I familiari di Giovanni Caramuscio, 69 anni di Monteroni -la moglie Anna Quarta ed i figli Roberta, Fabio e Stefano- sono invece assistiti dall’avvocato Stefano Pati e potranno costituirsi parte civile nel corso della prima udienza.
Durante indagini, vi è stata la consulenza dei Ris di Roma, per accertare “l’esistenza di tracce biologiche sugli abiti, sul passamontagna e sul portafogli in sequestro, estraendo in caso positivo i profili genetici, tramite l’analisi dei polimorfismi del Dna”.
L’altro incarico è stato conferito, sempre ai Ris di Roma, per verificare “la compatibilità balistica tra i proiettili ed i bossoli rinvenuti sul luogo del delitto e la pistola sequestrata all’interno dell’abitazione di Paulin Mecaj“.
Mecaj è ritenuto l’autore materiale dell’assassinio di Giovanni Caramuscio. Ricordiamo, inoltre, che i carabinieri hanno rinvenuto nella sim del suo cellulare quattro foto “sospette”, mandate ad un amico. In una di esse è ritratta una pistola conservata nella custodia. Le altre mostrano, invece, il caricatore ed i proiettili. Inoltre, è stato inviato un video che lo ritrae mentre si esercita con una pistola. Non solo, poiché nelle ore successive all’omicidio, una parente dell’uomo, ascoltata dagli inquirenti, ha dichiarato: “mentre stavo riordinando nella stanza dove dorme Paulin, ho notato che sotto il cuscino vi era una pistola di colore nero”.
Oltre a Mecaj, risponde di omicidio in concorso anche il presunto complice Andrea Capone, 28enne originario di Tricase, ma residente a Lequile. Quest’ultimo sarebbe stato incastrato da una felpa e dall’esame del telefonino in uso a Mecaj, poiché sarebbe risultato che l’utenza intestata a Capone veniva ripetutamente contattata nei giorni precedenti alla rapina. I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’udienza. Il gip Laura Liguori ha poi convalidato il fermo e confermato il carcere per entrambi. Successivamente, la difesa ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame che lo ha rigettato.
Risale al 16 luglio scorso, ore 23:00 circa, l’omicidio di Giovanni Caramuscio, ex direttore di banca ormai in pensione. L’uomo di 69 anni è stato freddato con un colpo di pistola mentre prelevava ad uno sportello del Banco di Napoli che si affaccia sulla Lequile-San Pietro in Lama davanti agli occhi increduli della moglie. Sono state le indagini condotte dai Carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale e della compagnia di Lecce, a stringere il cerchio sui responsabili.