L’omicidio di Mimmo Noviello, la ‘lezione’ della Camorra ad un uomo per bene

Mimmo Noviello, proprietario di un’autoscuola a Casal di Principe, fu ucciso perché con coraggio aveva osato opporsi alla Camorra. Era il 16 maggio 2008

16 maggio 2008. Quel giorno Mimmo Noviello, imprenditore di Casal di Principe, fu ucciso per il suo coraggio. L’imprenditore, proprietario di un’autoscuola, aveva osato ribellarsi alla Camorra e fu ammazzato per essersi rifiutato di pagare il pizzo. Aveva fatto molto di più: aveva parlato. Aveva annotato tutto in un diario: nomi, cognomi, fatti e circostanze. E poi aveva denunciato tutto.

Domenico, marito e padre di quattro figli era una persona perbene. E quando gli uomini del clan capeggiato da Francesco Bidognetti, detto «Cicciotte e mezzanotte», gli fanno visita per chiedergli di pagare sceglie di non piegarsi. “Non bisogna chinare il capo – ripete – a chi con le minacce vuole rubarti la libertà e toglierti la dignità”. Qualche suo collega aveva provato a dissuaderlo, ma Mimmo aveva sempre risposto fiero che la Camorra non avrà mai i soldi guadagnati con il sudore, che è meglio un giorno da leone che cento da conigli.

Un gesto di coraggio che ha due conseguenze: da un lato le sue dichiarazioni aprono le porte del carcere a 5 camorristi, tra cui personaggi di spicco come Alessandro e Francesco Cirillo e Pasquale Morrone. Dall’altro, fatto ancora più insopportabile per il clan, Mimmo si trasforma in un esempio e, dopo di lui, lentamente altri imprenditori cominciano a rifiutare le richieste estorsive.

16 maggio 2008, l’omicidio di una persona perbene

Il clan non dimentica. E, anni dopo, quel 16 maggio 2008, presenta a Noviello il conto. Mimmo era un uomo abitudinario. Tutte le mattine usciva di casa puntuale alle 7.30 per concedersi un caffè al bar prima di raggiungere l’autoscuola. Come tutti i giorni era al volante della sua Fiat Panda nera, quando fu raggiunto dai suoi assassini. Solo per un caso Massimiliano, suo figlio, non era con lui. Quella mattina aveva deciso di fare una corsa in spiaggia con il cognato. Avrebbe raggiunto suo padre più tardi, direttamente al lavoro. L’esecuzione avvenne a Baia Verde quando i sicari imbracciarono le pistole e aprirono il fuoco. Mimmo aveva prova a scappare, ma fu raggiunto da una ventina di proiettili. Non ha avuto scampo.

L’affronto era stato lavato. Quell’atto di ribellione di sette anni prima era stato punito con il sangue.



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