Maxi-operazione antidroga “Amici miei”: la Procura chiede 97 anni di carcere

All’alba del 17 settembre scorso le forze dell’ordine hanno smantellato un’associazione a delinquere e ora la Procura presenta il conto agli indagati.

La Procura presenta il conto ai nove imputati del processo, con rito abbreviato, relativo alla maxi operazione antidroga “Amici Miei” del settembre scorso.

Dinanzi al gup Sergio Tosi, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi ha invocato 12 anni per Vincenzo De Matteis, 43enne di Taviano, ritenuto un esponente di spicco della Sacra Corona Unita; 18 anni per Saimir Sejidini, 27enne nato in Albania e residente a Taviano; 9 anni per Luca Di Battista, 26enne nato a Terlizzi e residente a Mancaversa (Gallipoli); 12 anni nei confronti di Pasquale Di Battista, 32enne nato in Germania e residente a Mancaversa (Gallipoli); 12 anni per Roxhers Nebiu, 27enne albanese, residente a Melissano; 12 anni per Gilberto Perrone, 22enne di Taviano; 12 anni per Enri Shehaj 25enne albanese residente a Rutigliano; 5 anni per Klodian Shehaj, 36enne albanese, residente a Taviano e Danel Gjoci, 20enne, albanese residente a Taviano (è caduta l’accusa di associazione). Inoltre, per entrambi è stata disposta un’attenuazione della misura cautelare.

Stralciata, invece, la posizione di Domenico Scala, 21enne di Taviano. Verrà discussa il 12 giugno, giorno in cui è prevista anche anche la sentenza.

Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Stefano Stefanelli, Biagio Palamà, Pompeo Demitri e Francesca Conte, che hanno discusso nella giornata odierna.

Le indagini

All’alba del 17 settembre scorso, durante un blitz, le forze dell’ordine hanno smantellato un’associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, eseguendo otto arresti.
L’operazione è stata denominata «amici miei» perché «amici» erano chiamate le dosi di cocaina già tagliate e pronte ad essere vendute agli acquirenti di ogni età e fascia sociale (quasi certe le cessioni a minorenni e a professionisti della zona) sulle piazze di Gallipoli, ma anche Alezio, Taviano e Matino.

Il termine «Vagnona» (ragazza/fidanzata ndr.), invece, era usato per indicare il grosso quantitativo di droga, ancora grezza. In altri casi, invece, è usato per riferirsi direttamente al fornitore che porta con sé la vagnona, ossia la droga. Saimir, parlando ai suoi sodali, racconta di aver incontrato la vagnona a cui avrebbe detto che sarebbe passato domani (nel pomeriggio del giorno successivo avrebbero reperito un nuovo quantitativo di droga da un fornitore con cui avevano appuntamento).

«Fatica» (lavoro in dialetto), invece, indicava l’attività di spaccio. Ogni “cipollina” che conteneva mezzo grammo di cocaina era venduta a 60 euro l’una con il metodo “Drug and Drive”. Gli spacciatori si davano appuntamento con il cliente in una zona poco frequentata, dove avveniva poi il passaggio dosi-denaro attraverso i finestrini delle auto accostate.



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